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Dita puntate verso sé stessi: i 200 (Tveyhundrað)
con Mikael Blak (bassista e polistrumentista; 200, Eivør, Son of Fortune, Clickhaze, Enekk, Yggdrasil, produttore presso il Bunkarin Studio) e Niels Arge Galán (voce, chitarra e designer in 200).
Questa é la prima parte del nostro Speciale sul rock alle isole Faroe, i cui protagonisti saranno Son of Fortune, 200 (parte 2) and Joe & the Shitboys (parte 3).
English Version Here – traduzione in inglese
Sono al bar Syrcus, prendo un sidro e mi scaldo importunando gente a caso. Poco dopo, Mikael arriva da Klaksvík, deluso dalla sconfitta della squadra di calcio locale che ha perso l’opportunità di qualificarsi per la Champions League.
In pochi minuti, si unisce a noi anche Niels, che ci saluta in spagnolo. Il batterista Uní Árting, purtroppo, non riesce a unirsi a noi in questa occasione, poiché la sua famiglia e il lavoro come geologo (spaziale!) stasera lo tengono occupato.
Tracanniamo un Fernet, un altro sidro e un altro Fernet (conteremo altri 3 giri prima della fine della serata).
Mikael, Niels e Benjamin
Sia Niels che Mikael sono cresciuti alle Isole Faroe, ma provengono da famiglie di nazionalità mista. Il padre di Niels è spagnolo, mentre Mikael ha un padre danese e una madre statunitense. Questo ha contribuito a formare le loro preferenze musicali fin dall’infanzia. Mikael è cresciuto suonando musica jazz con suo padre e ascoltando bands come Massive Attack e Pink Floyd. Niels, invece, è un appassionato della chitarra e si è buttato su Guns N’ Roses, James Brown, and Kenny Rogers.
Mikael è un musicista professionista, noto soprattutto come bassista jazz nella band Yggdrasil e nel folk-rock Eivør (entrambi questi gruppi hanno avuto un impatto fondamentale sulla musica faroese). Niels, d’altra parte, è un designer grafico e ha un approccio più naïve alla sua musica, infondendo la vena di punk che caratterizza i 200. Nils e Uní si occupano dell’aspetto grafico della band, creando le grafiche di album e magliette. Anche Benjamin dei Son of Fortune si unisce a noi, lui è anche il tecnico del suono di tutti gli album dei 200.
Il luogo in cui ci troviamo, prima di diventare il bar Syrcus, era la sala abbandonata in cui hanno iniziato a suonare. C’è un mood speciale nell’aria.
Il Progetto 200: un’improvvisazione diventata punk
Come è nato questo progetto?
“Volevamo riprendere a scrivere canzoni in faroese e affrontare temi legati alla nostra società, in risposta all’invasione della musica leggera in inglese negli anni ’90.
Nel nostro primo gruppo, Malt, suonavamo un grunge ispirato alla scena statunitense, ma ora preferiamo l’approccio di nicchia che abbiamo creato cantando di questioni politiche in faroese. Sorprendentemente, molti dei nostri fan sembrano apprezzare i nostri testi persino più della nostra musica, nonostante la maggioranza della musica di queste isole parla di emozioni, esistenzialismo e natura.”
Come vi posso chiamare? Un gruppo rock o punk?
“Le Isole Faroe sono un paese troppo piccolo per sviluppare scene musicali definite, e non esiste una vera comunità punk faroese. Nel nostro piccolo paese, le etichettature musicali non hanno senso, poiché ogni musicista suona in diversi generi e non ci sono subculture ben definite in cui una specifica musica viene rappresentata. Invece, ognuno crea la musica come la sente. Noi non ascoltiamo punk, ma suoniamo una musica primitiva e politica, che crediamo sia ciò che il punk dovrebbe essere”
Come siete arrivati a questo suono così speciale?
“Abbiamo registrato il nostro primo album in quattro, noi della band e Benjamin alla consolle. Così e stato anche per i nostri album successivi, incluso l’ultimo, Reyvheart. Vogliamo esprimere la musica con cui sentiamo una connessione e mantenere il controllo su ciò che registriamo dall’inizio alla fine, evitando di post-produrre le registrazioni. In studio, suoniamo sempre insieme, proprio come in un concerto dal vivo.
Cerchiamo di catturare l’energia del gruppo anziché puntare alla perfezione. Anche durante le nostre esibizioni dal vivo, non cerchiamo mai la perfezione, ma piuttosto vogliamo far risaltare il ‘sapore di tappo’ (“corkiness” uno slang per difettosità e stranezza) che solo uno spettacolo dal vivo, con tutti i suoi difetti, può offrire.
Perciò facciamo pochissime prove, preferiamo seguirci a vicenda mentre suoniamo direttamente in studio. Questo rende il nostro suono spontaneo e non troppo studiato. Per me (Niels) è importante registrare la traccia vocale molte volte ed improvvisare delle variazioni ad ogni tentativo. Voglio che ogni volta che registro la traccia vocale po’ diversa, e a volte persino le parole.
Per questo motivo, anche nei concerti, non sentirai mai la stessa identica canzone. Quando otteniamo un suono strano o un testo potente (‘asskicking’, da calci nel culo), li manteniamo e li sviluppiamo, altrimenti la traccia viene buttata”
Aggiunge Mikael:
“Nei nostri primi concerti, avevamo una scaletta di sole 3-4 canzoni, il resto era improvvisato seguendo le presentazioni di Niels al pubblico e gli attacchi strumentali. Ora che la nostra discografia è diventata ampia pianifichiamo di più gli show”
Benjamin nota il mio sguardo perplesso e come Virgilio mi viene in aiuto
“Questa spontaneità è molto legata allo spirito delle Isole Faroe. Qui abbiamo una mentalità molto ‘mañana’ (‘domani’ in spagnolo, un termine usato per indicare l’atteggiamento di ‘si vedrà’). Su queste isole, non sai mai cosa succederà e pianificare è difficile. Rispetto ad altri popoli nordici, preferiamo vivere l’oggi improvvisando e non pianificare troppo il domani”
La vita dei marinai e dei pastori era molto pericolosa: perdersi, cadere in acqua o da una scogliera era comune, il clima è duro e cambia rapidamente.
Viva La Republica! Lo sberleffo alla mentalità neocoloniale
Nel loro album di debutto 200%, i 200 avevano già espresso una forte satira politica contro il neo-colonialismo danese, le Isole Faroe sono state a lungo sotto il controllo della Danimarca, e ancora oggi dipendono da essa per quanto riguarda la polizia, la costituzione e molte regolamentazioni.
Questa satira è stata perfezionata in “Viva La Republica!“. Il tema di questo album è nato dal design della copertina ideata da Niels, ancor prima che fosse scritta la prima canzone. Da qui è nato un album profondamente separatista, ma con una connotazione satirica molto particolare.
In questo album, sono presenti tutti gli elementi distintivi dei 200: una satira pungente, una linea di basso melodica e morbida suonata da Mikael, quasi blues, e la voce imprevedibile di Niels. “Viva La Republica!” ha avuto anche una rilevanza storica nelle Isole Faroe: è stato pubblicato su CD nel 2005 e stampato su vinile nel 2006, segnando il ritorno del vinile in faroese dopo oltre 10 anni in cui tutta la musica in faroese era stata registrata su CD.
La canzone più simbolica di questo album è “Mamma”, che ci viene raccontata Niels, essendo la sua preferita
“Ogni grande gruppo ha una canzone chiamata “Mamma’‘, e noi abbiamo scritto questa canzone rivolta alla nostra metaforica ‘madre’ danese che ci fornisce denaro in cambio della nostra ubbidienza. Ma come in tutte le nostre canzoni, non puntiamo il dito verso gli altri, ma verso noi stessi. Questa canzone non riguarda la Danimarca in sé, ma piuttosto la persistente mentalità neo-coloniale che ancora molti hanno alle Isole Faroe.
Nello scriverla abbiamo tratto ispirazione dal film ‘Pulp Fiction’, in particolare dal personaggio dello ‘Sado-Gimp’ (schiavo sadomaso) che viene fatto uscire dal seminterrato dal violentatore di Marcellus Wallace. Completamente soggiogato al proprio ruolo, il ‘Gimp’ si farebbe fare qualsiasi cosa solo per ottenere un po’ di aria fresca e divertimento.
Questo rappresenta quelle persone nelle Isole Faroe che sono mentalmente soggiogate al colonialismo Danese: fanno tutto ciò che vogliono i dominatori, e chiedono in cambio solo soldi e un po’ di ‘aria fresca’ ogni tanto. Molte organizzazioni politiche sono simili, non hanno idee proprie e aspettano solo di ricevere istruzioni dalla ‘Mamma’.
Durante i nostri primi tre tour, portavamo una attore faroese in tuta di lattice da masochista sul palco e durante questa canzone lo comandavamo ”
Questo si combina bene con il coreografico dito medio di oltre due metri saldato dal fratello di Mikael, che ancora oggi portano sul palco durante i loro concerti al G! Festival, il principale festival alle Isole Faroe.
Mikael ci rende piú chiaro lo scopo della loro satira politica
“Il vero obiettivo di ogni nostra canzone non è criticare la Danimarca, ma piuttosto contribuire a rendere le Isole Faroe un paese più moderno ed europeo. Anche nel nostro separatismo, non vogliamo rimanere isolati, ma vogliamo sedere con l’Europa e i paesi nordici, insieme alla Danimarca, in modo da poter collaborare in modo indipendente con i nostri vicini in Scozia, Irlanda, Islanda e Norvegia”
Aprendo il gatefold del vinile, vi é una grande foto della band, ma il dettaglio più interessante è il furgone sullo sfondo: un 2 litri diesel con cui hanno fatto i loro primi tour.
La copertina interna del disco “Viva La Republica!” mostra una foto della chitarra di Niels con uno sticker che introduce ad una canzone iconica dell’album, “MF666“. L’adesivo recita “Miðflokkurin Tórshavn 666 H fyri Helviti” (Miðflokkurin a Tórshavn 666 voti per l’inferno).
Miðflokkurin è il partito conservatore cristiano, e nel 2004 a Thorshav ottenne 666 voti… una coincidenza? In modo paradossale, anche loro sono separatisti, ma con una prospettiva più tradizionalista e nazionalista.
Reyvheart e gli amici del Miðflokkurin
Ogni album dei 200 ha un sound distintivo, ma il nuovo “Reyvheart” è probabilmente il più peculiare insieme a “Reytt Pass”. Uscito dopo circa 5 anni di pausa, Reyvheart (il titolo non ha un senso preciso, ma la pronuncia in Faroese suona come “culo duro” che è uno slang per “molto difficile”, anche se in apparenza é scritto simile al inglese “cuore coraggioso”) rappresenta un ritorno alle sonorità rock degli anni ’70, con influenze da band come Black Sabbath, Led Zeppelin, Deep Purple e un tocco di Thrash.
La canzone d’apertura, “Ilt í fyrstani“, è un lento e affascinante brano Doom, subito abbraccia e conquista l’ascoltatore attraverso la voce di Niels qui morbida e controllata.
“La Familja” mantiene una cadenza doom, ma le capacità vocali di Niels riescono a trasformarla in un punk-rock alla Clash, poi in un rock’n’roll e infine in un heavy metal. Il punto culminante è l’annuncio al “megafono” seguito da un coro liturgico e chitarra distorta, creando un mix indefinibile.
“Leðufhúsið” è stata scelta come singolo ed è tra le preferite di Niels: “Hanno paragonato le sonorità delle nostre canzoni a Guns’n’Roses, Motörhead e molto altro, con questa canzone abbiamo offerto il nostro ‘Red Hot Chili Peppers’ “, un’altra provocazione ben riuscita.
Con “Norðurtysk Pornokiosk” i 200 ritornano alle loro radici, un veloce pezzo punk per inviare il messaggio: “La Danimarca ha una posizione privilegiata nella NATO, grazie ai territori di Groenlandia e delle Isole Faroe, altrimenti sarebbe solo il chiosco dei porno del nord della Germania”.
Per finire in bellezza, c’è il gospel/sberleffo (e lato B del singolo) “Seinasta Heilsanin:
“Un grande ‘Fuck You’ dedicato al Miðflokkurin, lo abbiamo suonato come un gospel in modo che anche loro possano ascoltarlo e apprezzarlo!”
Sono un po´ perplesso dalla loro attitudine, specialmente dopo aver visto come piccole sono le comunitá in queste isole. Mikael mi spiega:
“Le Isole Faroe sono un paese piccolo, tutto è visibile in superficie, non c’è spazio per nascondersi. Se critichi qualcuno, prima o poi lo incontrerai in fila al supermercato. Qui non puoi parlare e poi sparire; da ragazzi, odiavamo questa sensazione, ma col tempo abbiamo scoperto la bellezza di tutto ciò: non puoi rimanere anonimo”
Bejamin aggiunge: “questo ha anche un senso positivo, se ti senti giù e sparisci dalla circolazione per un po’ i tuoi amici lo noteranno e ti verranno a cercare”
Dunque, parlatemi del vostro amore per il Miðflokkurin!
“Abbiamo sempre avuto un debole per il Miðflokkurin, il nostro partito cristiano fondamentalista. In un certo senso, la cultura omofobica, tradizionalista e religiosa di queste isole è un refuso della mentalità post-coloniale.
Il nostro principale problema con il Miðflokkurin è la divisione tra il loro fondamentalismo religioso e la popolazione delle Isole Faroe. Sono una piccola minoranza che raccoglie pochi voti, ma sono molto potenti e vocali. Molte leggi e iniziative di modernizzazione sono bloccate dal loro potente veto”
Mikael, consigliaci qualcuna delle vostre canzoni preferite a riguardo
“Kristin Dómur” (Reytt Pass, 2016) titolo che significa sia “Cristianità” che “Giudizio”. Puoi fare quello che vuoi: bere, picchiare tua moglie, guidare spericolatamente, commettere frodi… ma ci sono solo due cose che non puoi fare: essere gay o musulmano. Quando suoniamo questa canzone o altre con lo stesso tema, Niels la introduce dedicandola al più grande omofobo delle Isole Faroe, che è a sua volta gay!
L’altra canzone, che è anche la mia preferita, è “Heini Hatar” (Reytt Pass, 2016). Lui è il ragazzo migliore al mondo: sempre gentile e premuroso, va sempre a messa e ama tutti… ma odia profondamente i gay e i musulmani. Quando riesce a incontrarne uno online, dalla sicurezza della sua camera, diventa un mostro. Trovo che questa canzone sia molto descrittiva del comportamento ipocrita di molte persone”
Abbiamo parlato a lungo e brindato molto, Mikael deve tornare dalla sua famiglia. Ultimo giro di sidro e Fernet con Niels e Benjamin e barcollo fino a casa. In ostello trovo i miei coinquilini ancora svegli a bere, faremo mattina.
Le altri parti di questo speciale
Parte 1:
Le Isole Faroe tra il rock e la malinconia: i Son of Fortune, con Benjamin Petersen (Voce e chitarra;Son Of Fortune, Svartmálm, Annika Hoydal, produttore presso il Bunkarin Studio).
Parte 3:
Be Fucking Nice: Joe and The Shitboys, con Joe (Friði Djurhuus – voce, gestione eventi dell’etichetta TUTL record), “Ziggy Shit” (Sigmund Zachariassen – Chitarra), “Hollie Shit” (Sjúrður E. Samuelsen – Basso) e “Jhonny Shit” (Jónsvein Mikkelsen – Batteria), con la partecipazione di Maria Mercedes Lindenskov (Marbles Lost, produttrice).
Ringraziamenti
Grazie ad Inga del Syrcus per alcuni consigli preparando questa intervista, e ai compagni di ostello per la gloriosa sbornia. Un ringraziamento speciale a Annika Av Kák Bech per le consulenze e a Davide Bonavida per i consigli e aiuto con i media.