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Non avevo mai valutato i gruppi messicani in ambito heavy metal. Invece dopo aver scoperto i Cemican, vedendoli in azione a Wacken, in diretta comodamente da casa, vengo incuriosito da questo altro nome – Cabrakaän. In questo caso parliamo di folk messicano, un metal sinfonico che non coinvolge completamente gli strumenti locali originari. Infatti, mentre nei Cimican abbiamo qualcosa di molto più etnico e comparabile a quanto fatto in passato dai Sepultura, pionieri di questi esperimenti, con i Cabrakaän ci troviamo davanti a qualcosa di più semplice, ma pur sempre interessante.
La lingua e le tematiche ci permettono di avvicinarci di più alla cultura Azteca e quindi di restare ammaliati dall’esoticità delle sonorità di questo secondo lavoro, dal titolo Aztlán (leggendaria terra d’origine degli Aztechi e di tutte le popolazioni di etnia nahua, una tra le più importanti culture mesoamericane). Tuttavia fuori da qualche introduzione evocativa tra piogge monsoniche e qualche strumento, il grosso del sinfonico e naturalmente del folk, è dato dal violino, l’ocarina e l’arpa jarocha, suonati dalla cantante Patrizia Cuikäni. A dar supporto alla voce pulita di Patrizia, in contrapposizione, troviamo il growl non invasivo di Marko Cipäktli, anche batterista della formazione messicana ora comunque trasferitasi in Canada.
Nati in effetti come duo, oggi i Cabrakaän hanno una struttura molto diversa, ispirata dalle culture indigene messicane, ma dal sapore lirico, operistico e naturalmente folk. L’attitudine di Patrizia e Marko, combinata al resto dei nuovi musicisti, completa il fascino di un genere suadente quanto oscuro, passionale e tenebroso. Il mondo seppellito delle popolazioni pre-ispaniche, sottomessi dagli esploratori europei, emerge in questi brani a tratti pregni di un fascino esotico, un po’ triste e malinconico. “Xóchitl” e “La Cigarra” ne sono un bellissimo esempio. Quest’ultima, è una canzone mariachi di tradizione messicana, scritta originariamente da Raymundo Pérez Y Soto e resa popolare da Linda Ronstadt. Questa versione adattata, arrangiata da Jose Trinidad Gálvez, vede la partecipazione del cantante Reed Alton del gruppo metal melodico Osyron e dei violinisti Daniel Saldarriaga Tobón e James Watson, che eseguono melodie in stile mariachi.
“Mictlán”, “Fuego” e “Luces y Sombras” vengono inoltre riproposte nella loro versione in inglese, perdendo però un po’ di quel tocco magico a cui ormai avevamo fatto orecchio e ci aveva portato in un mondo forse un po’ dimenticato, pieno di tabù e di maledizioni, di segreti e passioni. Album promosso a pieni voti. Viva Mexico!