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Negli ultimi vent’anni pieni di opere in studio e non solo, sono molti gli album e concerti realizzati dal gruppo andorrano dei Persefone, che con Lingua Ignota: Part 1 ci presenta un intrigante EP che promette di sorprenderci a cominciare da “Sounds And Vessels”; la sua introduzione minimale ma ugualmente travolgente ci catapulta all’interno di un viaggio mistico alla ricerca di noi stessi.
“One Word” rappresenta una sostanziale ripresa della prima traccia, in cui il gruppo finalmente esplode in un climax ritmico convincente, presentandoci le sonorità che esploreremo meglio nelle successive tracce. Un tappeto di chitarre affilate mai invadente costruito da Carlos Lozano e Filipe Baldaia a supporto della possente vocalità di Daniel Rodríguez Flys, si estende su sonorità vicine ad esempio a quelle dei Tool, con una spruzzata di space rock, e contribuisce a dipingere un’atmosfera avvolgente e memorabile.
“The Equable”, con ingredienti simili alla precedente, ci presenta invece un viaggio introspettivo e burrascoso, ma necessario per ritrovare l’essenza, la nostra vera casa (« coming home »). Il vento è il vero protagonista di questa navigazione per mari e, se da un lato ci ostacola con le sue onde, dall’altro è capace di gonfiarci le vele per dirigerci verso nuovi orizzonti. Gli spunti interpretativi sono molteplici e la scrittura permette di stuzzicarli adeguatamente, finendo per rapire l’ascoltatore e sorprenderlo con brani come “Lingua Ignota”, pezzo che aggiunge chitarre acustiche in apertura e tastiere di Miguel “Moe” Espinosa per sostenere la crescita di intensità sonora e ritmica.
Una grandissima responsabilità è infatti riposta in Sergi “ Bobby” Verdeguer, che guida la batteria orchestrando e valorizzando sapientemente gli altri elementi gestendone la complessità e dettando legge evitando di incorrere in arrangiamenti eccessivi e squilibrati.
A chiudere il cerchio delle cinque canzoni offerte dal loro EP Lingua Ignota: Part 1, i Persefone ci lasciano incuriositi con un finale atipicamente deludente di “Abyssal Communication”. L’opera nella sua estrema coerenza sonora potrebbe essere ascoltata più volte successive senza annoiare e, anzi, dopo successive esperienze ci accorgiamo che le ultime note dell’ultima traccia si legano perfettamente a “Sound And Vessels”, cosa che permette all’album di ricominciare il suo viaggio.
Le sonorità sono a loro modo estreme e tutt’altro che immediate. Gli ingredienti death metal ci sono e non sono affatto edulcorati, ma misurati e strutturati con gusto, dando un preciso significato alla loro esplosione in alcuni punti del disco e alle frenate di altri passaggi più garbati.
Fa da contorno, e in realtà anche da scheletro portante, un’eccellente scrittura che asseconda la drammaticità rappresentata e valorizza i testi, ispirati per un coinvolgimento intenso dell’ascoltatore. Non ci resta che attendere incuriositi la seconda parte dell’opera.