THE BLACK CROWES – Happiness Bastards

Titolo: Happiness Bastards
Autore: The Black Crowes
Nazione: Stati Uniti D'America
Genere: Blues Rock
Anno: 2024
Etichetta: Silver Arrow Records

Formazione:

Chris Robinson – Voce, Armonica, Chitarre, Percussioni
Rich Robinson – Chitarra, Voci
Sven Pipien – Basso, Voci


Tracce:

1. “Bedside Manners”
2. “Rats and Clowns”
3. “Cross Your Fingers”
4. “Wanting and Waiting”
5. “Wilted Rose”
6. “Dirty Cold Sun”
7. “Bleed It Dry”
8. “Flesh Wound”
9. “Follow the Moon”
10. “Kindred Friend”


Voto del redattore HMW: 7,5/10
Voto dei lettori: 9.5/10
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Sono passati ormai quasi 15 anni dall’ultimo album di inediti dei The Black Crowes che con Happiness Bastards intendono suggellare nel modo migliore la loro reunion avvenuta nel 2019, già di grandissimo successo.
Come in moltissimi altri casi nella storia della musica, sembra già di sentire i sussurri vigliacchi degli ascoltatori più cinici che si chiederanno se ce ne fosse un reale bisogno, aprendo a sterili dibattiti come: cos’altro dovrebbe dimostrare il gruppo fondato dai fratelli Robinson? Hanno ancora qualcosa di realmente importante da dire?
Per rispondere a queste domande dovremmo forse partire dal quesito più importante: riusciremo mai ad ascoltare un disco con la mente scevra da pregiudizi e senza la morbosa esigenza di mettere etichette ad un genere o ad un altro?
La risposta seppur tragicamente scontata impone un esercizio di ascolto mai così fondamentale all’avvicinarsi di questi nuovi anni ’30. Mettiamoci l’anima in pace, la musica è cambiata.
La sua stessa fruizione ragiona ormai con logiche distanti anni luce dal mondo da cui provengono i The Black Crowes e allora come possono essersi adattati alle sonorità odierne?
Semplicemente non lo hanno fatto.
Il fatto che brani come “Bedside Manners” o “Cross Your Fingers” riescano a suonare così freschi, (pur senza esserlo realmente) la dice davvero lunga sugli arrangiamenti eccessivamente edulcorati e sovraprodotti con cui intasiamo le nostre orecchie tutti i giorni.
Il gruppo di Atlanta ci invita ad un passo indietro nel tempo senza troppi compromessi.
Prima dell’iconica irriverenza degli Aerosmith, del rock immortale dei Led Zeppelin e ancora prima del genio dei Fab Four, quando il blues apriva nuovi orizzonti di ascolto al mondo della musica dando il via ad una vera e propria rivoluzione culturale e sonora guidata da Chuck Berry, Roy Orbison e Otis Redding (solo per citarne alcuni).
Solo tornando alle origini del suono che oggi chiamiamo rock ‘n’ roll ne possiamo riscoprire l’essenza. Tracce come “Bleed It Dry”, impreziosito dall’armonica di Chris Robinson e la più coraggiosa “Follow The Moon” sono qui per ricordarcelo.
L’estrema coerenza sonora che spesso assume le sembianze di un piattume creativo poco entusiasmante diventa qui una riscoperta del classico e della sua immortalità.
I The Black Crowes chiudono l’opera con la più intima “Kindred Friend”, un’ispirata ballata che ci accompagna all’ultima stazione di questo viaggio temporale che forse non ha bisogno di ulteriori spiegazioni.
Happiness Bastards si fa quindi portavoce di un autentico ritorno alle origini, un’operazione nostalgia tutto sommato ben riuscita che ci invita a liberare la mente, spegnere i nostri cellulari, le nostre televisioni per fermare questo esagerato tsunami di frivoli stimoli esterni che ci troppo spesso ci allontanano dal significato profondo delle piccole cose.
Parafrasando le parole dei The Black Crowes, non è forse il senso ultimo dell’esistenza essere semplicemente dei bastardi felici?

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