Concerto Per Adria – Teatro Testoni – Porretta Terme -BO


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CONCERTO PER ADRIA

THE ENID / ANNIE BARBAZZA / STEREOKIMONO / CORMORANO

Live Report a cura di Luca Driol, foto di Daniela Mascagna
Teatro Testoni, Porretta Terme (BO) 23-03-24

Adria Ackerman è stata la moglie di Umberto Montanari, uno dei più appassionati fan del progressive rock in Italia. Umberto e Adria si erano conosciuti ad un festival prog oltreoceano (Adria era statunitense) e il loro amore è nato proprio all’insegna di questo genere musicale, tra concerti, album e convention. Da qualche anno Adria non c’è più e Umberto ha deciso di organizzare un tributo a lei e al genere che tanto ama. Giunto alla terza edizione e per la seconda volta presso il teatro Testoni di Porretta Terme, questo piccolo grande festival per la prima volta comprende anche un gruppo britannico, i The Enid, misconosciuti qui da noi, ma in giro dal lontano 1973, oltre a due gruppi italiani e a un’artista ormai nota ai seguaci del genere.

 

CORMORANO
Spetta ai veterani Cormorano aprire la kermesse: il gruppo è in giro dal 1975, formato dal cantante Raffaello Regoli che, negli anni ’70, fu allievo di Demetrio Stratos, indimenticabile voce degli Area. Raffaello, oltre che abile sperimentatore vocale, è stato, per tanti anni, pure la mente dietro l’ Omaggio a Demetrio Stratos, festival nel quale sono transitate tante realtà italiane. Per l’occasione, il sestetto ha presentato alcune nuove composizioni tratte dal recente Obliquizioni D’Autunno, uscito lo scorso anno per Lizard, affiancate da pezzi della loro lunga storia musicale, oltre alla celebre “Pugni Chiusi” dei Ribelli (la prima formazione di Stratos), “Gioia e Rivoluzione” degli Area e “Asia” di Francesco Guccini, qui rielaborata in chiave prog. Oltre a Regoli, della formazione storica sono rimasti il batterista Antonio Dondi e il sassofonista Gabriele Giovanardi, mentre gli altri strumenti sono appannaggio dei recenti innesti, ovvero il funambolico Francesco Boni al basso, Elia Filippini alle tastiere e Michele Zanni alla chitarra. Molto belle “Festa di Settembre”e “Cormorano”, ma è con l’ottima “Nuovi Colori” che il gruppo trova la sua dimensione ideale, tra Area e Arti e Mestieri. Il vero mattatore resta comunque Regoli: piedi scalzi, grande vocalità e una timida sincerità che suscita simpatia e ammirazione.

STEREOKIMONO
Ho perso il conto di quante volte ho visto gli Stereokimono nel corso degli anni: il trio dal vivo è sempre una garanzia, tra intricato progressive strumentale corroborato di psichedelia ed echi new age, proponendo una miscela tanto personale quanto efficace. Il vero perno del gruppo è il chitarrista Antonio Severi, che si concede anche qualche nota al synth e suona con precisione chirurgica le difficili partiture proposte, ma sia Alessandro Vittorio che Cristina Atzori (in forza anche nelle storica formazione punk rock delle Mumble Rumble), formano un tandem ritmico di incredibile intesa, grondante groove e feeling. Oggi il gruppo andrà a proporre brani che faranno parte del prossimo album, più qualche divagazione tra i precedenti tre lavori in studio, che mostrano sempre una buona competenza in materia e un livello tecnico esecutivo che ha dell’incredibile. Per “Rebus”, tratta dall’ultimo lavoro in studio, Intergalactic Art Cafe del 2012, torna sul palco Raffaello Regoli dei Cormorano, per una collaborazione piacevole e all’insegna della sperimentazione.

ANNIE BARBAZZA
Dopo una pausa per permettere a tutti di cenare, tocca a quella che, per molti, è stata la vera sorpresa di questo festival. Annie è una ragazza minuta che trasmette fragilità e timidezza, ma che sul palco si trasforma e dà vita a un’esibizione da pelle d’oca. Alternandosi alla chitarra acustica e alle tastiere, la cantante e polistrumentista milanese (che, in altri contesti, suona anche basso e batteria) mostra sicurezza ed estro non comuni, andando a eseguire quasi esclusivamente cover di King Crimson (da brividi la sua versione di “Frame By Frame”), Emerson Lake & Palmer e di Greg Lake solista, con la sola “June” come pezzo originale. La voce di Annie è perfetta, intensa, dotata di grinta e dolcezza, suscitando un caleidoscopio di emozioni. Se giganti della musica come Greg Lake, John Greaves, Fred Frith, Daniel Lanois, Eugenio Finardi e Paul Roland hanno voluto collaborare con lei, un motivo c’è e si chiama talento, quello puro, quello vero. La stringata esibizione sta per concludersi, ma c’è ancora tempo per un’ultima canzone e quando partono le prime note di “Seasong” di Robert Wyatt, mi accorgo che sto piangendo.

THE ENID
Nonostante gli oltre cinquant’anni di carriera musicale alle spalle, il nome The Enid, ai più non dirà nulla. Il gruppo, da sempre contraddistinto dalla salda leadership del tastierista Robert John Godfrey, nel corso del tempo ha pubblicato una quantità impressionante di album (più di venti!), restando fedele a un prog sinfonico e magniloquente, dotato di ottima scrittura e ormai divenuto quasi esclusivamente strumentale. Godfrey, nonostante le quasi 77 primavere, ancora si diverte, suonando quello che gli piace e fregandosene altamente delle mode. Ad affiancarlo alcuni musicisti giovani, come i due chitarristi (dei quali uno, Alfredo Randazzo, è italianissimo!) e meno giovani (come il bassista Tim Harries, entrato da poco e già responsabile delle quattro corde con gente come Bill Bruford, Steeleye Span e June Tabor!). Ma il pezzo forte della nuova formazione è il chitarrista Jason Ducker, vero e proprio alter ego musicale di Godfrey, in grado di esaltare
ulteriormente le sue composizioni grazie a contrappunti di incredibile bellezza. Nonostante la mole di materiale al quale il quintetto può attingere, viene decisamente saccheggiato l’ultimo album in studio, lo splendido U del 2019, che dimostra che il gruppo crede comunque molto nel (valido) repertorio più recente. Proprio da quest’album vien proposta anche la fantastica “In The Region Of Winter Stars”, emozionante brano che ha pochi eguali nel prog moderno, ma il gruppo non dimentica gli anni ’70, suonando il classico “Mayday Galliard”, estratta da Aerie Faerie Nonsense (1977), da molti considerato il loro apice artistico, oltre alla lunga e cinematica “Dark Hydraulic” del 1994. Terminata l’esibizione, il solo Godfrey torna sul palco per una breve ma intensa improvvisazione alle tastiere.

Scaletta The Enid:
Humouresque
In The Region Of The Winter Stars
Spring
Duplicity
Four Humours

Mayday Galliard
A Peak In Darien
Dark Hydraulic
Piano solo

Un festival che cresce anno dopo anno, edificato da una persona che il rock progressivo lo mastica da quasi mezzo secolo e che, finalmente, riesce a coronare il sogno di far suonare gruppi non troppo conosciuti ma validissimi, rischiando in prima persona anche economicamente, ma spinto dalla passione e dal ricordo di Adria, oggi presente sicuramente da qualche parte nel piccolo teatro di Porretta.

CORMORANO

STEREOKIMONO

ANNIE BARBAZZA

THE ENID

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