FLESHGOD APOCALYPSE – Opera

Titolo: Opera
Autore: Fleshgod Apocalypse
Nazione: Italia
Genere: Death Metal Sinfonico
Anno: 2024
Etichetta: Nuclear Blast

Formazione:

Francesco Paoli – Chitarra, Basso e Voce
Francesco Ferrini – Piano, Orchestrazioni
Eugene Ryabchenko – Batteria
Fabio Bartoletti – Chitarra
Veronica Bordacchini – Voce


Tracce:

1. Ode to Art (De’ Sepolcri) 2:18
2. I Can Never Die 4:30
3. Pendulum 3:58
4. Bloodclock 5:14
5. At War With My Soul 5:06
6. Morphine Waltz 3:36
7. Matricide 8. 21 5:35
8. Per Aspera Ad Astra 4:48
9. Till Death Do Us Part 5:31
10. Opera 2:44


Voto del redattore HMW: 8,5/10
Voto dei lettori: 9.0/10
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Opera è il nuovo disco dei Fleshgod Apocalypse. Un lavoro che trasuda rabbia, passione, paura forse, ma soprattutto un gran senso di riscatto. Quello di Francesco Paoli, che dopo la pandemia e un grosso incidente che lo ha visto vicino alla morte, lo ha visto rialzarsi in piedi per dare vita al successore di Veleno, uscito ormai nel 2019. Opera inizia con un’introduzione al disco spettacolare. Pochi minuti di pianoforte introducono la voce lirica di Veronica che ammalia gli ascoltatori portandoli al primo grande sussulto di questo lavoro davvero impressionante. In “I Can Never Die”, la voce, ora pulita di Veronica, si interfaccia alle urla strazianti di Francesco.

Le orchestrazioni di Ferrini sono sempre più presenti e importanti rispetto ai primi lavori e resta intatto il marchio di fabbrica dei Fleshgod Apocalypse. La maestosità e la decadenza che abbiamo già ascoltato su King e Labyrinth sono ancora presenti, così come la cattiveria di Agony. In Opera ho sentito l’essenza dei Fleshgod Apocalypse, trasposta naturalmente con l’esperienza e la maturità evolutiva di un gruppo che oggi non ha più nulla da dimostrare, ma continua a superarsi. Influenze tante, ma paragoni nessuno. I Fleshgod si sono meritati la loro corona, il pregio di non dover per forza assomigliare ad altri gruppi, pur attingendo atmosfere e assonanze musicali.

Oltre alla voce pulita più presente di Veronica, come già detto, svettano le abilità tecniche di Eugene alla batteria (ma chi poteva sperare in una velocità e tecnica così impressionanti dopo il cambio dello stesso Paoli?) e le prodezze chitarristiche di Fabio Bartoletti, ormai l’unica chitarra (dal vivo) del gruppo che si presenta in cinque sul palco già da diverso tempo. Tecniche che svettano su “Morphine Waltz”, uno dei brani più eclettici di tutto il disco, dove la classica e il suo barocco si sposano perfettamente al death metal dei nostri ragazzi tricolore. Tricolore che la stessa Veronica sfoggia con una bandiera consumata, sofferta e sopra una montagna di teschi in un decadente teatro all’italiana ormai distrutto! Questa è la bellissima copertina oscura che rappresenta Opera. Titolo anche della chiusura di queste dieci tracce (otto a dire la verità, esclusi inizio e fine) ancora una volta con il pianoforte di Ferrini, che dopo una sofferenza musicale e una sudata importante attraverso questo lavoro (scusate ma è ferragosto e fuori sono ancora 35° mentre sto ascoltando e scrivendo), decreta in modo struggente la fine di questo ennesimo lavoro dei FA.

Consigliato!? Di più, direi pure OBBLIGATORIO! Vessillo tricolore intatto ed esportato in tutto il mondo con onore. E chissà che dopo i Gojira in apertura ai giochi olimpici non possano essere proprio i nostri a presenziare a Cortina nel 2006 per le olimpiadi invernali!

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