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Sono passati 13 lunghi anni dal 2011, data in cui vide la luce il primo lavoro dei 40 Watt Sun.
“Cosa c’entra?” direte voi, “il precedente è datato 2022“.
Si, ma bisogna ripercorrere la storia su su, fino al debutto The Inside Room per ricordarsi quando Patrick Walker aveva accostato alla sua splendida voce delle chitarre distorte.
Come ho già avuto modo di raccontarvi nella recensione del succitato predecessore, questo gruppo nasce sul finire di ciò che i mai troppo rimpianti Warning avevano lasciato.
E su quello mossero i primi passi, cercando di costruirsi reputazione e lavorando su una personalità propria e riconoscibile.
Vi raccontai, stringatamente, di come il nostro, mattone dopo mattone, eresse il suo muro di suono e disperazione, in cui a lasciò trapelare, dapprima attraverso degli spiragli e poi dei veri e propri spazi, la luce che vide toccare il suo vissuto. Questo coincise con un alleggerimento del suono e delle sonorità, nonostante il peso dei sentimenti e della vita rimanesse ancora centrale negli arrangiamenti, nella lentezza, nella ripetitività asfissiante e infine anche nei testi.
Perfect Light raccontava una sorta di ibrido tra queste due personalità e ne usciva un disco delicato, a tratti leggero e piacevole, ma meno “metal” e meno doom di quanto Wider Than The Sky fu capace di essere.
Oggi, nel 2024, i 40 Watt Sun tornano con questo Little Weight e sono in grado di proporci un’ennesima evoluzione del loro suono e del loro modo di comporre.
Probabile che questo sia legato anche al progressivo cambio di formazione, inalterata per i primi due lavori e poi passata attraverso l’utilizzo di “session” per il precedente e con nuovi membri per questo nuovo capitolo.
Descrivere questo disco è un esercizio strano, poiché vi troverete a metà strada tra il debutto e i successivi, quindi con un doom (rock?) condito con chitarre acustiche e sonorità che sono molto lontane da ciò che il termine doom possa farvi venire in mente.
Questo però si mescola perfettamente, e non chiedetemi come, con il tormento interno del principale compositore che riesce a confezionare un pezzo come Astoria.
Lento, quasi pachidermico, di durata quasi proibitiva per un passaggio radio, ma incredibilmente conciso e sintetico, in cui entrerete in sintonia perfetta con i sentimenti del cantante, dove la sua voce struggente saprà trasmettervi disperazione e speranza al contempo, con immensa delicatezza e armonia.
“And standing on the Fulton riverside,
all of my life seemed to me like the lights out on the water;
lonely notes of clarity.
But didn’t they shine?”
Il titolo Little Weight sembra quasi premonitore rispetto a ciò che ascolterete, un peso infinitamente grande, ma in fondo in fondo, leggero e trasportabile.
Che poi è ciò che ognuno, nel suo piccolo, deve fare. Vivere.
Sin dal primo pezzo, troverete tutto ciò, una canzone dopo l’altra, un sentimento dopo l’altro. Trovandovi ad apprezzare ognuno di questi momenti.
Paradossalmente, il primo singolo uscito, Closer To Life risulta anche il pezzo meno riuscito del lotto, ma rimane comunque un lavoro sostanzialmente privo di scivoloni o riempitivi.
Difficile per chi scrive rimanere imparziale, quest’uomo, questo gruppo, riesce in maniera semplice e naturale a toccare corde che pochi altri sono riusciti a fare nella (mia personale) storia.
Come recita l’adagio, “il doom è musica per coloro il cui cuore batte più lentamente“, e questo album ne rappresenta l’essenza.
Perché per essere struggenti e toccanti, pieni di luce o neri come la notte, depressi o speranzosi, c’è modo e modo, sia nella vita che in musica.
Per essere tutto questo insieme bisogna essere Patrick Walker.
Bisogna essere i 40 Watt Sun.