TRIUMPHER – Spirit Invictus

Titolo: Spirit Invictus
Autore: Triumpher
Nazione: Grecia
Genere: Epic Metal
Anno: 2024
Etichetta: No Remorse Records

Formazione:

Mars Triumph – Voce
Christopher Tsakiropoulos – Chitarra
Mario Ñ Peters – Chitarra
Stelios Zoumis – Basso
Agis Tzoukopoulos – Batteria


Tracce:

01. Overture to Elysian
02. Arrival Of The Avenger
03. Athena (1st Chapter)
04. Spirit Invictus
05. Alexander
06. Shores Of Marathon
07. Triumpher
08. Hall Of A Thousand Storms


Voto dei lettori: 9.0/10
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Ci sono alcuni redattori che sono rimasti folgorati dalla musica dei Triumpher. Lo scorso anno il nostro Fabio Perf vi ha presentato il debutto “Storming The Walls” ed ora, grazie al nuovissimo “Spiritus Invictus”, abbiamo deciso addirittura di raddoppiare: due recensioni, due punti di vista differenti di un disco che sta facendo parlare molto dei suoi autori!

Recensione scritta da Fabio Perf e da René Urkus

[Fabio Perf] Giusto l’anno scorso è uscita una bombetta capace di destare l’attenzione degli amanti del metal più puro ed epico: stiamo parlando di Storming The Walls, esordio degli ellenici Triumpher, disco che ha, in qualche modo, scosso l’ambiente di chi ascolta puro metal senza soffermarsi sempre solo ai grossi nomi.
I nostri eroi tornano prontamente con Spirit Invictus. Sarà in grado questo nuovo album di bissare il clamore del suo predecessore?
Diciamo subito che, prevedibilmente, l’effetto sorpresa che ha destato il disco d’esordio è in parte scemato. I greci tornano e lo fanno senza troppi compromessi, con un suono più robusto e quadrato. Si nota una maggior cura nella scrittura, con pezzi più strutturati ma anche più lineari rispetto al precedente lavoro, che probabilmente spaziava su più livelli.
Come accennato, i Triumpher vogliono mostrare i “muscoli” e lo fanno con brani decisamente metallici e d’impatto che richiamano da vicino i Manowar (David Shankle era).
Il brano d’apertura “Arrival Of The Avenger” o l’auto-celebrativa “Triumpher” non lasciano scampo, con una ritmica roboante, gli incredibili vocalizzi di Mars Triumph e le chitarre di puro acciaio! Anche in questi pezzi più tirati, non si perde mai una certa vena epica, come nella stessa “Spirit Invictus”, dotata di un coro glorioso che non potrete fare a meno di urlare brandendo il vostro xiphos (l’antica spada greca)!
L’anima epica dei Triumpher viene però maggiormente espressa nelle tracce più lente come “Athena (1st Chapter)” o la conclusiva “Hall Of A Thousand Storms”, autentiche marce di guerra che crescono fino ad esplodere in un maestoso coro.
Le trame più oscure, presenti anche nel disco d’esordio, emergono anche in “Spirit Invictus”, come accade in “Alexander”, con fraseggi di chitarra decisamente “neri”, accompagnati da una ritmica tellurica. Il tutto è contornato dalla strabiliante prova di Mars Triumph, che porta davvero all’estremo la sua voce.
“Shores Of Marathon” è probabilmente il brano più intricato del disco (pur restando agilmente sotto i cinque minuti di durata), in cui emergono tutte le sfaccettature dei Triumpher: riff taglienti, cori solenni, accelerazioni ritmiche, parti narrate e la solita voce mostruosa.
“Spirit Invictus” segna un ottimo ritorno per i greci, che si confermano come i nuovi Dei che incarnano lo spirito di un certo tipo di metal che fu.
“Spirit Invictus” diventa quindi una tappa fissa per gli amanti del metal più puro e agguerrito, mentre wimps and posers can go on and leave the hall!
VOTO: 8/10
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[René Urkus] Con il loro debutto Storming The Walls, i Triumpher sono stati indubbiamente in grado di attirare la massima attenzione dei “defenders of the faith”, soprattutto di quelli che adorano il versante più epic/power dei generi classici e/o stravedono per la purezza barbarica di certo metallo ellenico.
Legittimamente, dunque, anche il sottoscritto attendeva con trepidazione il seguito, che è questo Spirit Invictus: un disco che – per rimanere in tema Grecia – ha sostanzialmente ottenuto un peana universale… e non ha convinto del tutto soltanto il sottoscritto e pochissimi altri. Sì, è così: ancora una volta, da “angry grandpa” della critica power (e correlati) in Italia, sono riuscito a trovare qualcosa che non andava anche qui!!!
Ritrovatomi in drammatica minoranza su gruppi Facebook e chat varie, ho provato a chiedermi il perché di questa mezza delusione: provo ad affidare le mie ragioni ad una analisi della scaletta, sicuro che resterò in minoranza, ma magari così potrò dare qualche spunto di riflessione costruttivo al dibattito…
La opener “Arrival Of The Danger”, inutile negarlo, è una riproposizione dell’ultimo movimento della suite “Achilles, Agony And Ecstasy” dei Manowar: a tratti è veramente identica in tutto, nelle chitarre, nella linea vocale frenetica, con accenni di growling, nel drumming inarrestabile… va bene il tributo, ma pure c’è un limite! Poi che il brano sia bellissimo non c’è dubbio, ma viene da un modello eccellente, quando i Kings Of Metal erano tali e non certo la grottesca parodia di se stessi che sono da almeno quindici anni!
“Athena (1st Chapter)” è una sorta di – splendido – epic blackened metal, con chitarre alla King Of Asgard su un impianto più classicamente da epic/power ellenico, con punti di contatto con i Sacred Outcry o con i più oscuri Achelous. Molto più cupa “Alexander”, in cui il cantante abbandona a tratti il suo cantato ossessivo per delle parti recitate quasi alla Messiah Marcolin: sullo sfondo, chitarre blackened di rara ferocia per il genere.
Fin qui, sembra che siamo di fronte al futuro dell’epic metal di matrice ellenica, e – al netto dei ‘prestiti’ – potevo anche io dichiararmi soddisfatto; poi il disco dà l’impressione di ripiegarsi su se stesso e di ripetersi, e non offrirà più brani intensi e convincenti come quelli della prima parte. La traccia autotitolata torna ai Manowar più frastornanti; “Hall Of A Thousand Storms” mostra i muscoli, ma replica quanto avevamo già sentito in “Athena (1st Chapter)”; e la durata del disco, giusta (in perfetto formato vinile) ma contenuta, non permette altre variazioni sul tema.
La mia lettura allora è questa: Spirit Invictus è un… ottimo EP, con degli spunti a tratti geniali, e poche (ma ottime) idee: il gran salto non c’è stato, la band si fa valere ma la scalata all’Olimpo si è fermata a metà. Vedremo se riprenderà con il terzo album… detta la mia, torno a mugugnare in un angolo mentre tutti gli altri sono in esaltazione mistica per questo disco.
VOTO: 7/10

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