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Recensione scritta da Fabio Perf.
Giusto l’anno scorso è uscita una bombetta capace di destare l’attenzione degli amanti del metal più puro ed epico: stiamo parlando di Storming The Walls, esordio degli ellenici Triumpher, disco che ha, in qualche modo, scosso l’ambiente di chi ascolta puro metal senza soffermarsi sempre solo ai grossi nomi.
I nostri eroi tornano prontamente con Spirit Invictus. Sarà in grado questo nuovo album di bissare il clamore del suo predecessore?
Diciamo subito che, prevedibilmente, l’effetto sorpresa che ha destato il disco d’esordio è in parte scemato. I greci tornano e lo fanno senza troppi compromessi, con un suono più robusto e quadrato. Si nota una maggior cura nella scrittura, con pezzi più strutturati ma anche più lineari rispetto al precedente lavoro, che probabilmente spaziava su più livelli.
Come accennato, i Triumpher vogliono mostrare i “muscoli” e lo fanno con brani decisamente metallici e d’impatto che richiamano da vicino i Manowar (David Shankle era).
Il brano d’apertura “Arrival Of The Avenger” o l’auto-celebrativa “Triumpher” non lasciano scampo, con una ritmica roboante, gli incredibili vocalizzi di Mars Triumph e le chitarre di puro acciaio! Anche in questi pezzi più tirati, non si perde mai una certa vena epica, come nella stessa “Spirit Invictus”, dotata di un coro glorioso che non potrete fare a meno di urlare brandendo il vostro xiphos (l’antica spada greca)!
L’anima epica dei Triumpher viene però maggiormente espressa nelle tracce più lente come “Athena (1st Chapter)” o la conclusiva “Hall Of A Thousand Storms”, autentiche marce di guerra che crescono fino ad esplodere in un maestoso coro.
Le trame più oscure, presenti anche nel disco d’esordio, emergono anche in “Spirit Invictus”, come accade in “Alexander”, con fraseggi di chitarra decisamente “neri”, accompagnati da una ritmica tellurica. Il tutto è contornato dalla strabiliante prova di Mars Triumph, che porta davvero all’estremo la sua voce.
“Shores Of Marathon” è probabilmente il brano più intricato del disco (pur restando agilmente sotto i cinque minuti di durata), in cui emergono tutte le sfaccettature dei Triumpher: riff taglienti, cori solenni, accelerazioni ritmiche, parti narrate e la solita voce mostruosa.
“Spirit Invictus” segna un ottimo ritorno per i greci, che si confermano come i nuovi Dei che incarnano lo spirito di un certo tipo di metal che fu.
“Spirit Invictus” diventa quindi una tappa fissa per gli amanti del metal più puro e agguerrito, mentre wimps and posers can go on and leave the hall!