IOTUNN – Kinship

Titolo: Kinship
Autore: Iotunn
Nazione: Danimarca, Isole Faroe
Genere: Heavy Metal Progressivo
Anno: 2024
Etichetta: Metal Blade

Formazione:

Bjørn Wind Andersen – Batteria
Jesper Gräs – Chitarra
Jens Nicolai Gräs – Chitarra
Jón Aldará – Voce
Eskil Rask – Basso


Tracce:

01. Kinship Elegiac
02. Mistland
03. Twilight
04. I Feel The Night
05. The Coming End
06. Iridescent Way
07. Earth To Sky
08. The Anguished Ethereal


Voto del redattore HMW: 8/10
Voto dei lettori: 7.5/10
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C’era una volta, e ancora c’è, un gigante giunto da terre ghiacciate ed inospitali, desideroso di rievocare storie a modo suo e con i suoi tempi.
Un gigante, in norreno Iotunn, ritornato dalle lande danesi e faroesi con il suo epico carico di evocative atmosfere, che tradotte in musica e parole danno vita a Kinship.

Un gigante che narra di tempi primordiali, di un membro di una tribù preistorica e delle variegate condizioni di vita cui è sottoposto, in primis l’eterno dualismo del mondo materiale (unità/discordia, luce/oscurità, corpo/mente, natura/cultura, bene/male, creazione/distruzione e umano/inumano, cit.).

Narra la sua storia con enfasi un attimo prima, con dolcezza quello successivo, ma non è raro che si infervori ed urli rabbia e disappunto.
Un vortice di emozioni, di pulsioni progressìve che si accavallano con una naturalezza che quasi spiazza, soprattutto in quei confini musicali molto spesso ristretti nei quali lo Iotunn è nato quasi due lustri or sono, finendo per emanciparsi e creare la propria zona di conforto senza barriere.

Il gigante prosegue la sua narrazione, fra lande nebbiose al crepuscolo, riflettendo sulla vita e sul sopraggiungere della sua fine, sul sentiero iridescente che porta dalla terra al cielo, in un delicato tormento che si conclude dopo otto capitoli, spingendoti al suo termine, come soliti fare in tenera età, a chiedere di raccontare di nuovo dal principio la storia che tanto ti ha emozionato e rapito.

L’estremo sposa morbide aperture ariose in una commistione sempre dosata, fra incursioni blast beat con voci pulite quasi disorientanti, ed all’opposto voci gutturali che popolano ritmi cadenzati animati da chitarre che intarsiano linee intricate e cesellano ricercate melodie, in un balletto di estremi da brividi.

Come condensare in esempi tangibili le sensazioni che scorrono in sessantotto minuti di musica non è dato saperlo, ma basterebbe il riferimento esplicito alla mole di idee, che il corposo minutaggio lascia intendere, che qualsiasi emozione richiama meno che la noia, a spazzare ogni dubbio (chi scrive, usualmente fatica ad arrivare a poco più della metà, N.d.R.). Racchiudere fra rimandi ad altre formazioni l’arte degli Iotunn non le renderebbe giustizia, ma heavy metal progressivo, senza imposizioni di sorta, è la definizione più calzante nella quale inquadrare Kinship.

I tempi di The Wizard Falls, seppure già maturo, appaiono lontani, ma l’evoluzione del suono indubbiamente alla base della filosofia del gruppo, e Access All Worlds ne era chiaro esempio, corre veloce e su binari che una destinazione univoca non sembrano averla.

Con questo cosa voglio dire? Non lo so, però c’ho ragione, e i fatti mi cosano (cit.)
Una cosa di sicuro è certa: non provare nemmeno a farsi ammaliare e conquistare da Kinship è candidato a divenire crimine contro la ragione, buon ascolto.

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