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L’hardcore dei Night Fever è immediato e privo di fronzoli, con testi diretti e grezzi, senza pretenziosità sociale, attivismo ostentato o pretenziose velleità artistiche. É la rabbia e il riscatto sociale.
Salomon non si comporta da intellettuale né da mercante; compone la sua musica come se fosse solo per sé stesso. Spietatamente sincero. È facile immaginarli come cani arrabbiati che sbraitano solo per mettere in scena un classico show punk, ma è ancor più importante andare oltre la superficialità dello stereotipo.
Dead End è un album profondamente legato alla storia di Salomon, una storia che riteniamo sia importante raccontare attraverso le sue stesse parole.
L’album è disponibile in vinile, CD, Cassetta ed e digitale presso:
https://nightfeverhc.bandcamp.com/album/dead-end
Night Fever – Dead End
Live con Salomon Segers
Ci sediamo allo Zeppelin Bar, riempiamo i bicchieri e siamo pronti. Album alla mano, iniziamo a parlare del nuovo lavoro.
Note
Viene menzionata Christina (Indre Krig) per le fotografie dell’album, tra cui la copertina. Vengono anche menzionate le band “The War Goes On” e “Tyrant”. Fuori onda, Salomon consiglia e ringrazia gli autori per l’album di Raw Power “Screams From The Gutter”, uno dei suoi lavori preferiti.
Antefatto: il nostro primo incontro
Incontrai Salomon per la prima mentre lavoravo su una storia riguardante la Ungdomshuset. Durante la nostra discussione trovai molto più di quel che cercavo e ne uscì un’intervista (LINK ed in Italiano QUI). In particolare fui molto sorpreso nello scoprire una persona molto diversa da ciò che era stato scritto da alcune riviste più interessate a fare click con storie droga più che di musica.
La cosa che più mi colpì di Salomon fu la cruda sincerità, senza compromessi né paura; la rabbia di chi non si arrende ma anche, nascosta dalle apparenze, la sensibilità di chi ha conosciuto il dolore. Ho rimpianto aver dovuto trascrivere la nostra intervista, poiché il “lost-in-translation” della scrittura e traduzione ha impoverito il contenuto della nostra discussione.
Spero con questa video intervista di fare ammenda e offrirvi una visione più completa di questo artista.
Night Fever – Dead End
Quando a Febbraio 2024 è uscito il nuovo album dei Night Fever “Dead End” mi giunse inizialmente voce dell’adrenalinico concerto di lancio, e prima dell’ascolto mi aspettavo un album hardcore sullo stile di Vendetta.

Tanti accorgimenti melodici soprattutto nella linea di chitarra elevano tecnicamente questo lavoro rispetto ai precedenti. Quello che ascoltiamo è Hardcore al 100%, ma un’ispirazione Heavy-Metal più accentuata emerge negli assoli. Nonostante sia un lavoro autoprodotto, il supporto di Lasse Ballade pare aver aiutato molto almeno nella registrazione.
Ma la vera sorpresa per chi, come me, ha seguito questa band durante gli anni di attività, sono state le tematiche catturate nei testi. Siamo chiari: i Night Fever non sono delicati poeti. Ma mentre negli album precedenti ogni canzone era l’espressione dell’Amygdala Hijacking, che ti fa vedere rosso e attaccare furiosamente, in questo lavoro emerge una coerenza più matura.


Rabbia e droga non sono tematiche nuove per questa band, ma in “Dead End” vengono espresse con una diversa lucidità, connettendole al dolore, alla disperazione e alle sofferenze personali.
Rabbia e Sofferenza: Life is Hell
Il realismo depressivo (Depressive Realism) è il dono, o la maledizione, di chi ha dovuto sopportare troppo dolore per poter dipingere la realtà di rosa, e ne vede tutto il male he la caratterizza per quello che è. Crescere in un ambiente precario, abusivo e violento è una realtà da disprezzare, non vi è nulla da glorificare nella miseria, neanche per chi riesce ad uscirne. Su ciò Salomon è chiaro, impenitente e fermo, ricoprire di zucchero una situazione sbagliata è solo un misero Gaslighting. “Life is hell”.
Dalla rabbia al Nichilismo: Rot & Dead End
I Close my eyes
I see images of burning skies
A sea of hate
Surging thorugh us indiscriminately
È la rabbia furiosa e senza scuse di “Rot”, la rabbia che abbiamo conosciuto con l’album Vendetta. È la rabbia di chi non ha voluto arrendersi a sé stesso, trovando nella musica lo sfogo della propria collera e nella droga la fuga momentanea dalla sofferenza e dalle difficoltà sociali. “Killing Floor” è uno dei rari momenti di festa hardcore in Dead End.
“Rot” rappresenta il passaggio tra la rabbia istintiva dei precedenti lavori al nichilismo che caratterizza “Dead End”. Dopo un inizio furioso, si ripiega su un nichilismo senza speranza che rifiuta la legge giudicante, Dio e la società degli uomini. Tutto viene ridotto ad assistere a un male passivo e a bere un altro drink.
Non c’è luce in fondo al tunnel, solo resistere giorno dopo giorno alla sofferenza o lasciare il gioco. Non per nulla ad aprire l’album è l’omonima e disperata “Dead End”, non c’è speranza.
L’abisso: “By The Throat” & “Waiting for Death”
“Waiting for Death” rincara la dose, e “By the Throat” dipinge con toni blues e metal i momenti più cupi della vita di Salomon, quando la droga diventa un coltello a doppio taglio, rendendo il male di vivere così acuto da spiraleggiare nella paranoia e nel suicidio.
Rabbia, nichilismo e infine morte. Caso chiuso?
Niente affatto. C’è la musica, c’è la condanna del marcio e il riscatto di chi ha cambiato la vita che gli era stata buttata addosso senza pietà.
Uno contro tutti: “Lone Wolf” & “Make Them Pay”
La rabbia è un sentimento che attiva (Activating Feeling), anche nella traccia senza speranza “Dead End” Salomon ha abbastanza rabbia da cantare “This stupidity is something I will not condone”. Lo rende chiaro anche durante l’intervista: lui non è per il laissez-faire.
“Make Them Pay” è cruda e diretta, non il frutto di una mente annientata dall’atarassia. A suo modo, anche “Lone Wolf” utilizza una storia forse effimera per rendere chiaro che Salomon non teme di reagire all’ingiustizia con spudorata aggressività, anche solo contro tutti. È la ribellione verso una vita troppo dura e non meritata.
Questo ci porta a forse due delle tracce più autobiografiche: “Amen” e “Numb the Pain”.
La distruzione della fede: “Amen”
“Amen”, a primo ascolto, sembra solo una sfuriata anticlericale in formato hardcore, un cliché già sentito molte volte. Ma non è così per i Night Fever; loro non sono mai stati una band incline a prendere in prestito luoghi comuni sul capitalismo, la globalizzazione o la religione.
Durante una precedente intervista, si parlò brevemente, a microfono spento, del rapporto di Salomon con la religione. Quando trovai questa traccia nell’album, ne fui subito colpito. Non mi sarei mai aspettato che Salomon volesse affrontare un argomento così personale e difficile della propria vita.
Ebraismo e islam sono religioni dogmatiche: nel giudaismo ortodosso, le madri ebree danno al mondo figli ebrei (discendenza matrilineare), mentre in molte correnti dell’islam i bambini nascono islamici. A Salomon non è stata data una scelta; è stato costretto a crescere nella contraddizione di entrambi i culti. È stato per lui troppo facile scoprire il peggio nascosto dietro i dettami di ogni credo, liberarsene è stato un grande cambiamento nella sua vita, ma le cicatrici restano e vengono esibite in “Amen”.
“Amen” affronta questo ingiusto abuso e lo distrugge. Sulle ceneri della devastazione, riesce a scrivere un verso quasi esistenzialista: “I got my own Faith, And in it I am God”. Poche parole trasformano la vacuità del nichilismo in un significato soggettivo.
La rabbia e la sofferenza come una parte importante: “Numb the Pain”
“Numb the Pain” è il punto cruciale per comprendere il significato più intimo di questo album.
Questa traccia è molto impegnativa dal punto di vista vocale e I Night Fever sono sempre stati una band che predilige il live allo studio. Una canzone di tale difficoltà tecnica sarebbe una scelta poco conveniente se non fosse supportata da un significato profondo.
“Numb the Pain” segna l’inizio della risalita dopo aver toccato il fondo con “By the Throat”, un’ode alla rabbia come sentimento utile e personale. Sebbene la droga abbia alleviato le difficoltà sociali e attenuato il dolore esistenziale, ora Salomon ne percepisce il prezzo: la desensibilizzazione e la perdita di una parte di sé.
Prendere coscienza della ricchezza personale di sentimenti considerati negativi, come la rabbia e il dolore, è un percorso arduo che richiede maturità e consapevolezza. Ma è da qui prende piede il riscatto di Salomon, che è riuscito a dire no e cambiare una vita difficile e sbagliata.
La perdita e il ritrovato attaccamento a questi sentimenti come energia attivante e creativa rappresentano forse il messaggio più profondo dell’album Dead End dei Night Fever.
Dettagli dell’LP Dead End
Tracce
1.
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Dead End 02:57
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2.
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Rot 02:04
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3.
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Numb The Pain 02:52
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4.
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Lone Wolf 03:31
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5.
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Amen 02:17
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6.
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Up The Wall 02:14
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7.
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Reunited 03:03
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8.
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Waiting For Death 03:11
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9.
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By The Throat 02:45
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10.
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Life Is Hell 02:25
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11.
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The Killing Floor 02:47
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12.
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Make ‘Em Pay 02:25
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Line-up: Salomon Segers · Jesper Møller Andersen · Hasse Skovbo Dalgaard · Mathias Friborg · Kasper Maarbjerg
Label: Svart Record
LINKS
LP, CD, Cassetta e Digitale su Bandcamp:
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