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MARBLE – Dietro Le Quinte
Terzo disco per i Marble di Mortara. La formazione, attiva dal 2006, si è evoluta nei tre dischi, cercando una vena sempre più progressive, senza mai tralasciare le energie heavy che da sempre contraddistinguono la formazione pavese. Le tante sfaccettature che si possono sentire nel disco, arrivano dalla passione per i generi più aggressivi. Il concept e i temi affrontati invece si legano al tempo e al teatro. Due concetti che Eleonora e Daniel ci spiegano meglio in questa nostra intervista.
Cosa rappresenta il titolo T.I.M.E.? Ha un significato particolare o un acronimo che volete spiegare? Anche i vostri dischi precedenti sono tutti degli acronimi. Cosa c’è dietro questa scelta?
Daniel: T.I.M.E. contiene il doppio significato della parola “tempo” che intendiamo come scorrere del tempo nella storia del teatro, ovvero il tema principale di tutto il disco, ed è l’acronimo di “Theater Is My Essence”, primo singolo e canzone conclusiva dell’album, di cui ne è manifesto. Come i precedenti dischi abbiamo cercato un doppiezza di significati, un po’ per invogliare i fan a risolvere il piccolo enigma, un po’ per scelta nostra perché ci piace molto l’idea di creare una altra chiave di lettura anche nei titoli. Se ci pensi lo abbiamo fatto in altra forma anche con il nostro logo: se ruoti la scritta Marble al contrario si legge ancora Marble, è un ambigramma.
Leggo dalla nostra recensione – La copertina ci immerge in un universo teatrale, in cui il concetto centrale ruota attorno ai personaggi femminili che hanno segnato la storia del teatro occidentale. Questo percorso traccia l’evoluzione stilistica delle rappresentazioni sceniche, partendo dalla tragedia greca di Euripide, passando attraverso il teatro inglese di William Shakespeare, fino ad arrivare al teatro sociale russo di Anton Čechov e al teatro moderno americano di Samuel Beckett. Come mai questo tema? So che siete molto legati al teatro e quindi immagino anche molto preparati…
Eleonora: L’idea si basa su uno spettacolo teatrale che ho portato in scena anni fa insieme alla compagnia teatrale di cui faccio parte, in cui i nove brani tratti dagli autori che citiamo anche noi erano abbinati ognuno ad un colore e a un brano della storia del rock. Il tema dell’attore è molto vicino a quello del musicista, entrambi interpretano qualcosa sul palco e cercano di trasmettere al pubblico un’emozione o una riflessione. Lo scheletro da cui partire c’era: abbiamo scelto di raccontare questo viaggio dal punto di vista delle protagoniste femminili per fornire una prospettiva diversa ad opere così famose e renderle un po’ più “nostre”.
In questo disco balza subito all’ascolto una batteria fuori dagli schemi, alle prese tra blast-beat e ritmi black e death metal. Avete osato… e osato bene! Cosa vi ha portato a questa scelta?
Daniel: La possibilità di avere Norman Ceriotti alla batteria apre tutte queste possibilità ritmiche molto moderne, essendo lui un batterista che viene dalla scena deathcore. Ma è stato un processo tutto naturale, perché anche io e il chitarrista Omar abbiamo un background di ascolti che viene anche dal metal estremo, quindi poter incorporare quegli elementi su un impianto melodico ed orchestrale è stata una sfida interessante per cercare un po’ di personalità.
Posso anche aggiungere che nei primi demo le parti di batteria era anche meno complicate, Norman ci ha messo del suo e in certi casi le ha portate ad un livello decisamente più estremo.
Abbiamo due ospiti dietro al microfono che sono Clode Tethra e Ivan Adami. Come mai due cantanti così diversi e come si sono integrati alla vostra musica e alle vostre esigenze stilistiche?
Eleonora: Per Clode è bastato il tempo di una telefonata. Cercavamo un ospite per delle parti in growl che potessero accompagnarsi alla mia voce su “Theater Is My Essence” e su “Heliosyncrasy”, abbiamo mandato le parti a Clode e poi è venuto a registrarle. Davvero in maniera semplice. Per Ivan Adami degli Stranger Vision invece abbiamo pensato per un po’ a chi poter scegliere perché serviva proprio un ospite per il duetto. Il timbro di Ivan era esattamente quello che cercavamo, voce sporca ma melodica e con una ottima estensione. Con Ivan ci sono stati diversi contatti e artisticamente ha voluto contribuire molto alle sue parti, che ha registrato poi ai Domination Studio di Simone Mularoni. La resa finale è decisamente superiore alle nostre aspettattive e non potevamo essere più orgogliosi. Peraltro la canzone è stata impreziosita dal lyric video creato dal motion artist canadese Emerson Tanaka!
Avete prodotto e registrato tutto “in casa” giusto? Quali sono i pro e i contro di questa scelta?
Daniel: Non proprio. Le registrazioni le abbiamo effettuate nel mio piccolo studio, ma Mix e Master sono stati creati da Marco Zanibelli ai suoi SunDowner Studio, vicino Magenta. Marco ha dato una spinta notevole al sound mantenendo ascoltabili tutte le sfumature melodiche sia di tastiere che di voce senza perdere un grammo della cattiveria ritmica che abbiamo composto.
Come sta reagendo il vostro pubblico? Quali sono stati i primi riscontri?
Direi molto bene, abbiamo avuto bellissimi riscontri sui video che abbiamo pubblicato con Rockshots Records e le recensioni che stanno uscendo premiano tutte il nostro lavoro, quindi direi che siamo più che soddisfatti!
Ditemi di più della copertina, dato che c’è questa figura femminile e il teatro, diciamo che un po’ parla da sola. Come è stata realizzata e come si combina con testi e titolo?
Eleonora: La copertina poi racchiude perfettamente tutto l’atmosfera che abbiamo cercato in musica, con un’immagine perfetta della nostra ragazza che ci “accompagna” da tre album ormai, realizzata dal grandissimo artista greco Giannis Nakos di Remedy Art Design. Abbiamo dato a Giannis carta bianca, con l’unica richiesta di includere la ragazza con i capelli corti biondi chiari, ormai nostra mascotte. Gli abbiamo fornito la preproduzione con i testi e ci ha realizzato l’immagine splendida di cui non possiamo essere più fieri. Giannis è un artista eccezionale, ha centrato perfettamente il nostro stile.
Parlatemi di Theater Is My Essence. E’ il brano che chiude il disco, c’è Clode alla voce, avete fatto un video in un teatro… insomma, l’ultimo pezzo è il brano chiave di tutto il disco?
A differenza dei precedenti brani, qui non è la protagonista di un’opera a parlare, bensì l’attore stesso. Nel testo sono inserite le risposte che i nostri amici attori hanno dato alla stessa domanda, cosa significa recitare per un attore? Cosa prova, cosa vuole trasmettere? È un brano che, pur ponendosi su un altro livello rispetto agli altri, ne fornisce il contesto entro cui si muovono. Quindi in questo senso si, fornisce la chiave di lettura del progetto.
Non avete intenzione di portare la vostra musica dal vivo? Perchè non vediamo il logo dei Marble nei manifesti dei concerti?
Daniel: Per ora restiamo come studio project, sebbene non escluda un excursus su un palco per dar vita alle canzoni, ma non c’è nulla di deciso ancora.
Cosa c’è nel futuro dei Marble? Che idee avete per i prossimi anni?
Al momento siamo concentrati sulla promozione di “T.I.M.E.” anche se abbiamo qualche idea musicale per il futuro, ma nulla di ancora pronto!