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Secondo nuovo capitolo nella collaborazione tra Noora Louhimo (Battle Beast) e Netta Laurenne (Smackbound) in Falling Through Stars, disco che permette alle due vichinghe di uscire dalle loro zone di comfort per incontrarsi a metà strada tra l’hard rock e il metal melodico ottantiano di matrice europea. L’album è prodotto ancora una volta presso lo studio Sonic Pump sotto la guida di Nino Laurenne (marito di Netta Laurenne) che suona anche la chitarra e contribuisce alla scrittura dei testi. Il risultato finale è chiaro, potente e conferisce il meritato valore alle due cantanti finniche, ma non tutti i brani sono purtroppo all’altezza del debutto The Reckoning uscito nel 2021. L’idea di una possibile collaborazione tra le due artiste prende slancio durante la pandemia che blocca l’attività dei gruppi principali rendendo possibile questo progetto data la provenienza dalla stessa città d’origine e le stesse influenze musicali.
“Questo album ci porta in un viaggio attraverso il passato e il futuro del metal. Abbiamo cercato di incorporare stili, strumenti ed emozioni che spaziano dagli anni ’70 ai giorni nostri. È un album dinamico che mette in mostra sia la potenza pura che momenti delicati, e siamo entusiasti di condividerlo con tutti”, afferma Netta.
La classe inconfondibile delle due voci femminili si fonde alla perfezione in un album che parte bene all’inizio con l’ipnotica title track dall’atmosfera tenebrosa e sinistra, che poi evolve in un veemente ed esplosivo symphonic metal arricchito dalla melodiosa voce delle due ragazze. Le robuste chitarre elettriche trascinano, soprattutto con l’assolo chitarristico, in un vero e proprio vortice di puro metal che bilancia lo sdolcinato refrain del pezzo. Idem nel continuo ed esplosivo “Damned”, introdotto da una micidiale linea di basso, da ruggenti giri di chitarra, un assolo al fulmicotone e da un orecchiabile ritornello. Qui le cantanti scandinave si esibiscono sempre in toni molto melodiosi ma con un’ugola che raggiunge acuti pazzeschi in un contesto di versatilità sonora ben bilanciata. La moderna “To The Dark” è un brano di assillante metal, a tratti radiofonico alla Amaranthe, che vede questo bravissimo duetto indurire le proprie corde vocali per seguire l’infernale ritmo delle chitarre e della tellurica sezione ritmica di Sampo Haapaniemi e di Pasi Heikkilä.
Il proseguo vede le due donne cimentarsi nell’acustica e sentimentale ballata “All For Sale”, il cui sublime sound esalta benissimo il lato melanconico e melodioso delle cantanti. Il fascino della traccia fa dimenticare per un momento come il suono sia rallentato bruscamente e sorprendentemente ma le due leggere timbriche danno anche la sensazione di creare un’unione indivisibile con la classica e arpeggiante sei corde acustica. Dopo questo momento di tregua si riparte con il cadenzato e veloce mid-tempo “The Cradle”, che mette subito di buon umore con uno svenevole e cinematografico refrain e un accattivante ritornello. La caratteristica più importante sono sempre le dinamiche e fresche corde vocali di Netta e Noora capaci di emozionare e trascinare, insieme ad una impeccabile strumentazione, l’ascoltatore più esigente.
Questo è pure il caso della massiccia e ossessiva “Rotten Gold”, dove si ode una timbrica vocale più rauca e incazzata del solito sotto i colpi di una precisissima sezione ritmica e sotto quelli di distorti riff di chitarra che si ripetono in continuazione fino allo sfinimento sonoro. La potente e breve “FTS”, arricchita dalle urla del duo finnico e da un forte e impertinente groove di classic metal, intervallato da piccole parti ambientali e riflessive, non esalta più di tanto. Sinceramente sembra più un riempitivo con poca sostanza che evidenzia sempre l’aspetto camaleontico dell’interpretazione del duo nordico. Anche la cadenzata, “Let The Light Be Free”, segue questa scia deludendo non poco a livello creativo ma dando ancora la possibilità di apprezzare il buon connubio tra parti morbide e altre più dure. Proprio la pesante base del brano porta a un melodico ritornello che contrasta vistosamente con l’eclettica e atroce voce udita nelle strofe. Il secondo lento dell’opera arriva poi con la malinconica e teatrale “Loud And Clear”, infarcita di momenti caramellosi di puro AOR ma anche di sottili accenni di progressive metal che la rendano interessante ma non memorabile. La chiusura arriva con la movimentata “Wait” e la triste “David Bowie & Clyde”. La prima evidenzia, ancora una volta, la perfetta fusione delle pregevoli corde vocali della Laurenne e della Louhimo in un ambito molto armonico e leggero, quasi da genere pop/rock, che nel coinvolgente ritornello sembra attingere dai familiari Battle Beast. Colpiscono poi in positivo i momenti in cui le voci delle musiciste guidano il pezzo senza accompagnamento strumentale e quelli dove la chitarra, la tastiera e la sezione ritmica riprendono bruscamente la melodia della composizione. La seconda è una commovente traccia indirizzata dal sottile arpeggio della chitarra classica e dalla vellutata voce delle due vichinghe che in modo raffinato mettono in risalto il refrain mieloso e melodico di una inutile ballata che chiude un album da alti e bassi.
La Laurenne e la Louhimo sono indiscutibili e bravissime nell’interpretare pezzi equilibrati, in cui le loro voci sono molto simili e dove si alterna bene la grinta del classico hard rock alla durezza del metal melodico di stampo europeo ma è troppo poco per fare un notevole salto di qualità rispetto ai gruppi di origine. Nel complesso Falling Through Stars è piacevole ma manca qualcosa rispetto al bel debutto di quattro anni fa.