HAREM SCAREM – Chasing Euphoria

Titolo: Chasing Euphoria
Autore: Harem Scarem
Nazione: Canada
Genere: AOR
Anno: 2025
Etichetta: Frontiers Records

Formazione:

Harry Hess – voce solista e cori, tastiera
Pete Lesperance – chitarra e basso
Creighton Doane – batteria
Darren Smith – voce solista e cori


Tracce:

01. Chasing Euphoria
02. Better The Devil You Know
03. Slow Burn
04. Gotta Keep Your Head Up
05. World On Fire
06. In A Bad Way
07. Reliving History
08. A Falling Knife
09. Understand It All
10. Wasted Years


Voto del redattore HMW: 8,5/10

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Finalmente, dopo cinque lunghissimi anni dall’ultimo Change The World, gli Harem Scarem tornano in pista con il loro sedicesimo album in studio e lo fanno alla grande. Chasing Euphoria è un disco riuscitissimo perché riporta al vertice il sound classico della band e mostra come i canadesi siano i leader del rock melodico internazionale. Quest’album è uno dei migliori di questo interessantissimo 2025 in cui il puro AOR continua a vivere e a mettere ancora le basi per un futuro roseo. Harry Hess, Pete Lesperance, Darren Smith e Creighton Doane meritano un elogio soprattutto nella stesura dei primi sette brani del platter. Magnifica è la track list che possiede potenti armonie e un ritornello ultra – melodico da far venire i brividi. La seconda “Better The Devil You Know” segue la scia melodica della precedente e stranamente sembra uscita da un disco del connazionale Bryan Adams ma cantata, rispetto a quest’ultimo, in modo più pulito. La cosa che piace sono le particolari atmosfere sonore create e arrangiate con gusto e qualità come se per ogni brano ci sia un’attenzione maniacale sui dettagli. Idem per la terza e positiva “Slow Burn”, caratterizzata da giri di chitarra energici e molto ritmati culminanti in un ritornello orecchiabile arricchito dalla vellutata ugola del fenomenale Harry Hess. Anche la voce di Darren Smith non scherza e si distingue subito nell’inizio della successiva e cadenzata, “Gotta Keep Your Head Up”, sempre infarcita di mielose melodie e condita da cori stratosferici. Il top si raggiunge poi con il lento “World On Fire”, figlio dei magici anni ’80 con un ritornello super orecchiabile che entra in mente senza uscirne più. Qui la dolcezza canora e strumentale è spezzata solo dal prolungato e fulmineo assolo chitarristico dell’ottimo Lesperance. Nella sesta in scaletta, “In A Bad Way” i nordamericani non accennano ad avere cali creativi sfornando ancora riff di chitarra intermittenti e un mieloso e lamentoso refrain condito da un articolato e virtuoso assolo chitarristico.

Il cantante Harry Hess commenta il nuovo singolo dicendo: “In A Bad Way è un ritorno alle nostre influenze provenienti dai Deep Purple e dai primi Whitesnake. Se avete fatto parte della musica vissuta tra la metà e la fine degli anni ’80, questa vi parlerà”.

Con “Reliving History” dal suono più veloce e pieno di energia si chiude il cerchio delle trascinanti e sognanti melodie. Dopo questi sette emozionanti sbalzi d’umore i canadesi cambiano completamente registro per evitare che all’ascoltatore venga il diabete dopo così tanto zucchero. Ecco che allora l’intro fragoroso e robusto di chitarra e batteria innesca il rock energico e veloce della roccheggiante “A Falling Knife” in cui le voci di Harry e Darren si induriscono seguendo l’andazzo grintoso della sei corde elettrica di Pete. Idem per il proseguo in “Understand It All”, dal sound profondo e blueseggiante culminante in un altro melodioso e lussureggiante ritornello. Ottimo anche qui il lavoro chitarristico di Pete che ha sempre sotto controllo il suo strumento evitando giri pirotecnici ma badando al sodo, ovvero dirigere gli assoli di chitarra in melodie perfettamente calibrate. La conclusiva e sempre orecchiabile “Wasted Years” è un discreto e rapido rock melodico che non ha però il fascino e la raffinatezza di ciò che si è udito precedentemente. Qui, l’amico corista Darren Smith ha un paio di momenti sotto i riflettori aiutando e sostenendo la ruvida timbrica di Hess. Non penso ci sia altro da dire e scrivere su uno dei migliori dischi dell’anno e della carriera degli Harem Scarem. Ah, dimenticavo, visti e uditi dal vivo al VII Frontiers Rock Festival di quest’anno hanno rasentato la perfezione. Disco consigliatissimo!!

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