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27/06/2017 : Guns N’ Roses (Telia Parken, Copenaghen)
Se non fosse per loro, probabilmente non sarei qui a divertirmi come un ragazzino ai concerti rock, non avrei un armadio pieno di dischi e forse non avrei nemmeno il senso dell’umorismo.
Insomma, per la generazione dei fantastici quarantenni i Guns N’ Roses sono stati coloro che ci hanno condotti al lato oscuro. Questo dobbiamo tutti riconoscerlo, per questo ed un po’ per nostalgia ho deciso che il concerto del “Not in this lifetime Tour” me lo voglio vedere e togliermi dalla memoria quell’orrendo concerto del 2006 a Roskilde Festival.
Oggi è tutto diverso, questa volta ci troviamo allo stadio Parken. I biglietti sono letteralmente spariti in poche ore. Andando al concerto mi imbatto in diversi gruppi di amici italiani che non entusiasmati dall’idea di vedere un concerto su una collina dell’autodromo di Imola (qui il report della data italiana) hanno deciso di venire in Danimarca per godersi Slash, Axl e Duff (e aggiungo pure quel figo di Dizzy).
L’atmosfera all’interno dello stadio è calda e per un attimo mi sembra di essere entrato in una macchina del tempo che mi ha portato a cavallo tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90: giacche di pelle, magliette con teschi stampati, bandane con occhiali a specchio sulla fronte, solo che ora siamo tutti piú vecchi… infatti proprio oggi è il giubileo del mitico concerto al Delle Alpi di Torino. 25 anni esatti.
Mi sa che sono nella giungla, nella giungla della nostalgia.
Scialba e poca roba la performance degli svedesi Backyard Babies. Nessuno presta loro attenzione, sono convinto che in un piccolo club sarebbero molto divertenti, purtroppo la dimensione stadio li annichilisce. Seconda warm-up band, ora è la volta degli scozzesi Biffy Clyro, nonostante mi trovi molto vicino al palco mi rendo conto che quasi nessuno li conosce, tuttavia già al secondo pezzo noto che una buona parte del parterre comincia a prestare loro attenzione. Stanno suonando davvero bene e la bellissima voce di Simon Neil da il meglio durante i momenti melodici dei pezzi.
L’attesa si fa frenetica, le aspettative sono alte. Tutti amiamo i Guns e quello che hanno rappresentato nella nostra vita.
Dagli speakers la sigla dei Looney Toons viene interrotta dal frastuono di un colpo di pistola: inizia finalmente lo show, si parte alla grande con “It’s So Easy”.
Eccoli i Guns invecchiati ma in piena forma, non riesco a togliere lo sguardo da Slash. Forse non è il migliore chitarrista del mondo ma di sicuro è il più figo. I suoi assoli e riff sono una delizia, pure per quelli che dicono di non amare gli assoli.
Axl W. Rose canta con quel timbro che lo contraddistingue correndo su e giú dal palco, facendo quella corsetta che in un mondo giusto verrebbe dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
Durante la serata vengono suonati ben una trentina di brani, intervallando i loro classici con cover vecchie e nuove. In molti sui social media hanno criticato la scelta di fare così tante cover… tuttavia i Guns sono i Guns, loro le cover le fanno da quando non era figo farle, il più delle volte facendole facendole meglio della versione originale.
Le pistole di Hollywood si prendono il lusso di sparare AC/DC, The Who, The Damned, Pink Floyd, dando allo show un inaspettato effetto imprevedibilità.
Arriva anche il momento per ricordare l’amico scomparso Chris Cornell e tutti assieme ci troviamo a cantare “Black Hole Sun” con il groppo in gola.
Tra hits, cover e colpi di pistola c’é pure spazio per quei pezzi che non ti aspetti. Come “Estranged”, che è un vero tuffo al cuore mentre “Coma” – accompagnata da effetti luce degni di nota – è un vero e proprio viaggio interiore. Duff è quello invecchiato meglio, davvero un bell’uomo pieno di stile e punk attitude che ci canta pure un paio di pezzi.
Un attimo di smarrimento quando in “You Could Be Mine” la voce di Axl comincia a sparire piano piano, per fortuna tiene duro e si ripiglia in tempo per cantare “Sweet Child O’ Mine”. Chi ha voglia di criticare si faccia tutta la droga, beva tutto l’alcool e si trombi tutte donne che ha avuto Axl negli ultimi trent’anni e poi scagli la prima pietra.
Solo loro possono concludere il concerto con “Paradise City” in uno stadio felice che canta, quindi lo fanno.
Mentre lo stadio si svuota le note del brano di Chris Cornell “You Know My Name” risuonano negli speakers. Il viaggio nell’inizio degli anni ‘90 giunge al termine. Devo trovare il modo per tenere in bocca il buon gusto della nostalgia, non resisto, mi compro una maglietta con la croce e i teschi di “Appetite For Destruction”… adesso vorrei tanto poter tornare a casa sul mio vecchio Califfone.
Setlist:
-
- Looney Tunes
- The Equalizer (Harry Gregson-Williams song)
- It’s So Easy
- Mr. Brownstone
- Chinese Democracy
- Welcome to the Jungle
- Double Talkin’ Jive
- Better
- Estranged
- Live and Let Die (Wings cover)
- Rocket Queen
- Whole Lotta Rosie (AC/DC cover)
- You Could Be Mine
- New Rose (The Damned cover)
- This I Love
- Civil War (with “Voodoo Child” outro)
- Yesterdays
- Coma (with band introductions)
- Slash Guitar Solo
- Speak Softly Love (Love Theme From The Godfather) (Nino Rota cover)
- Sweet Child O’ Mine
- My Michelle
- Wish You Were Here (Pink Floyd cover)
- November Rain
- (with “Layla” piano exit intro… more )
- Black Hole Sun (Soundgarden cover)
- Knockin’ on Heaven’s Door (Bob Dylan cover)
- Nightrain
Encore:
29. Patience
30. The Seeker (The Who cover)
31. Paradise City
32. You Know My Name (Chris Cornell song)