Visualizzazioni post:400
Ho ripescato, tra le uscite della fine del 2022, quella di una band svedese di rock melodico che sinceramente e colpevolmente mi era sfuggita e che merita invece molta attenzione e supporto per chi ama questa musica. Il gruppo in questione è quello dei Remedy, nuovissima formazione di Stoccolma (Svezia) fondata nel 2022, durante la pandemia, dal chitarrista/cantautore e produttore Roland “Rolli” Forsman, che ha già lavorato sia per i connazionali Crazy Lixx che per gli One Desire, due nomi di spicco del rock svedese. Completano il combo: il tastierista Jonas Öijvall (Jimi Jamison, Therion, Work Of Art), il cantante Robert Van Der Zwan, il batterista Fredrik Karlberg e il bassista Jonas Dicklo. Naturalmente questa è un’altra goccia nell’immenso mare dell’hard rock melodico internazionale dove l’originalità e l’innovazione latitano, ma la musica per fortuna è melodica e molto allegra dimostrando come ancora questo genere sia vivo e vegeto.
Il sound dei Remedy, in questo debutto intitolato Something That Your Eyes Won’t See, possiede il tipico suono scandinavo ottantiano portato in auge prima dagli Europe e dai Treat, per citare alcuni gruppi influenti del passato, ma ha anche un tono moderno come quello dei rinnovati Eclipse e dei super melodici H.E.A.T., guarda caso tutte formazioni provenienti dalla fervida Svezia e molto conosciute all’estero. I Remedy però provano a distinguersi cercando di non essere la fotocopia di altri importanti gruppi portando in queste dieci tracce, spunti interessanti ed elementi sofisticati che rendono il platter un po’ più personale e facilmente ascoltabile dall’inizio alla fine. A parte l’ottimo contributo di Roland “Rolli” Forsman, creatore e membro fondatore della band, le canzoni sono composte insieme all’amico e compositore Sören Kronqvist, musicista itinerante in diverse altre realtà e protagonista di tanti festival musicali svedesi, nonché compositore per importanti gruppi internazionali. Se a questo aggiungiamo che la raccolta è missata e masterizzata dall’altro indiscutibile amico Erik Mårtensson (Eclipse) e al lavoro partecipano artisti illustri come Andreas Passmark (Royal Hunt, Narnia) al basso, George Härnsten Egg (Dynazty) alla batteria e Lars Säfsund (Work Of Art) in qualità di istruttore vocale e corista, si comprende come questo sia un riuscitissimo lavoro discografico. Si parte con la ritmata, “Living On The Edge”, dove la band parte in quarta in questa avventura artistica facendo capire di che pasta è fatta. Qui il suono è molto vicino a quello di H.E.A.T. ed Eclipse del collega Mårtensson per via delle massicce e armoniche tastiere, e di un ritornello orecchiabile accompagnato da grandi cori e sostenuto anche dall’ottima estensione vocale del singer scandinavo.
Siamo solo all’inizio di un soddisfacente viaggio euritmico che continua nei riff intermittenti del singolo, “I Wanna Have It All”, canzone cadenzata e accattivante grazie alla sua trascinante strofa e ad uno straordinario ed eccentrico ritornello. Qui la chitarra elettrica è la protagonista non solo nei riff, ma anche e soprattutto nel travolgente e prolungato assolo eseguito da Roland Forsman. L’apice si raggiunge subito con la successiva e convenzionale semi-ballata “Marilyn”, interpretata divinamente dalle acutissime e passionali corde vocali di Robert. Un inno di puro AOR ad alta energia caratterizzato da intermittenti e armoniosi tocchi di tastiera carichi di energia positiva tipo i Bon Jovi degli anni ’80. “Scream Of Silence” e “Stranger”, sono dei mid-tempo pesanti posizionati nella parte centrale del disco. La prima contiene degli accordi melodiosi e allo stesso tempo sinistri e oscuri che l’avvicinano leggermente al genere horror e ne fanno uno dei brani più particolari e interessanti dell’intera raccolta. I tocchi AOR del pezzo e i riff chitarristici anni Novanta emanano forza, coraggio e allo stesso tempo delicatezza e paura. Forse, cercando il pelo nell’uovo, ha soltanto uno strano cambio di tonalità durante il ritornello che frena in parte l’orecchiabilità del brano. La seconda è puro hard rock dall’enorme ritmo e dal grande carico melodico, dove i cinque vichinghi offrono una traccia veloce dal ritornello melodicissimo e roccheggiante sostenuto da una precisissima sezione ritmica e da martellanti riff di chitarra elettrica. Probabilmente qui i Remedy sono più se stessi e originali con Van Der Zwan che canta benissimo esibendosi pure con i suoi compagni in un coro particolare e bizzarro.
Il frontman è uno di quei cantanti che sanno cantare bene e che volontariamente provano delle strane manovre vocali non convenzionali per tentare di attirare l’attenzione e a distinguersi in qualche modo dai propri idoli. Come è giusto che sia non mancano dei lenti classici e romantici, come la stupenda, “Sunday At Nine”, con un iniziale e leggero pianoforte che accompagna la malinconica ugola del cantante fino a quando il brano cresce in melodia con archi e robusti riff. Lo stesso sound è proposto nello strepitoso lento, “Lifeline” che chiude alla grande un debutto riuscitissimo. Quest’ultima è simile alla precedente per via del triste piano che la sostiene, ma più tranquilla e senza sussulti particolari, a parte i grandi cori profusi in cui i Remedy sono geniali. Something That Your Eyes Won’t piace dall’inizio alla fine perché non ci sono composizioni inutili e riempitive. Tutto scorre liscio come l’olio e senza allungare il brodo. Lo dimostrano soprattutto le ultime canzoni in scaletta da “Thunder In The Dark”, dal suono tipicamente scandinavo, passando per la potente “My Devil Within”, melodicissima e infuocata song hard rock e finendo a “Sinners And Saints”, dagli accordi più metal e power rispetto ai precedenti solchi del disco.
Tutti i pezzi sono diversi tra loro nel ritmo e negli indovinati ritornelli dal tocco AOR ma entrambi hanno in comune momenti atmosferici, trascinanti e strofe melodiche guidate dalla potenza delle chitarre elettriche sguinzagliate dai due chitarristi in infuocati assoli. Addirittura, sembra di sentire influenze tedesche di band come gli Helloween e gli Edguy ma la cosa non dispiace. Anzi!
Vuoi vedere che i neonati Remedy siano il rimedio ad un genere super inflazionato da anni che a stento riesce ancora a far parlare di sé e che adesso cerca di mischiarsi con il metal? Non vorrei sbagliarmi e neppure esagerare ma Roland “Rolli” Forsman e soci sono sulla strada giusta per competere e perché no, superare i giganti attuali dell’hard rock melodico europeo. Nel loro disco nulla è lasciato al caso e a parte la bravura e la tecnica i cinque vichinghi meritano di emergere nel business che conta. Ascoltare per credere. Album consigliatissimo!