PHARAOH – Be Gone

Titolo: Be Gone
Autore: Pharaoh
Nazione: Stati Uniti D'America
Genere: Heavy Metal
Anno: 2008
Etichetta: Cruz Del Sur Music

Formazione:

Tim Aymar – voce
Matt Johnsen – chitarra
Chris Kerns – basso
Chris Black – batteria


Tracce:

01. Speak To Me
02. Dark New Life
03. No Remains
04. Red Honor
05. Buried At Sea
06. Rats And Rope
07. Cover Your Eyes And Pray
08. Telepath
09. Be Gone


Voto del redattore HMW: 7.5/10
Voto dei lettori: 7.5/10
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Il terzo album viene da molti considerato come un punto cruciale nel percorso di crescita di una band: dovrebbe indicarne la maturità artistica e l’eventuale conseguente consacrazione nel firmamento musicale metallico. Gli americani Pharaoh, attivi dal 1997, avrebbero meritato di far parte di tale firmamento in virtù di cinque album di grande valore, tra cui “Be Gone” di cui ci occupiamo in queste righe, tutti pubblicati dall’etichetta italica Cruz Del Sur Music.

Tutto funziona in questo lavoro, a partire dal bellissimo artwork scelto come copertina ad opera dell’artista francese JP Fournier, passando per una produzione ottimale fino ad arrivare a ciò che più ci interessa, ossia la musica! Il combo a stelle e strisce, che annoverava tra le proprie fila quel Tim Aymar che diede voce allo splendido “The Fragile Art Of Existence” dei Control Denied, ci offre un heavy metal potente e dalle melodie azzeccate che miscela sapientemente nel proprio sound l’influenza di band come Steel Prophet, Jag Panzer e gli onnipresenti Iron Maiden, di facile assimilazione ed allo stesso tempo ricco di ricercate e variegate soluzioni sia a livello ritmico che nell’operato della sei corde di Matt Johnsen: anche dopo molteplici ascolti, “Be Gone” riesce a mantenere alto il livello di coinvolgimento per mezzo di brani che non conoscono cadute di tono e che mettono in vetrina un songwriting di elevata qualità.

Impossibile rimanere inermi di fronte a pezzi come la possente “Dark New Life”, brano che tra l’altro ospita Mark Reale e Mike Flyntz dei Riot, e le successive e non meno letali “No Remains” e “Red Honor”, per un trittico di pezzi davvero micidiali. Vanno inoltre citate l’ottima titletrack posta in chiusura, “Telepath” e la splendida, a mio parere, “Cover Your Eyes And Pray”. Difficile individuare un highlight in tutta questa abbondanza, diciamo che i pezzi che ho citato esercitano su di me un fascino maggiore, spiccando leggermente sulle altre pur valide composizioni.

Ascolto dopo ascolto i Pharaoh si confermano come una band che aveva classe da vendere, piena di buone idee e capace di realizzare un disco notevole. Successivamente, il gruppo americano ci regalerà altri due album di valore (“Bury The Light” nel 2012 e “The Powers That Be” nel 2021): solo la morte di Tim Aymar ha messo la parola “fine” su questo ottimo gruppo. Recuperate i dischi dei Pharaoh, non ve ne pentirete!

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