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Copenhell è una maratona, non uno sprint. percó, le esperienze di oggi sono incentrate sull’apertura della mente in preparazione alle due lunghissime ore di Tool questo sabato. Mi permetto un solo concerto di metal classico: i Cradle of Filth.
Con abnegazione apro i miei sensi a nuovi suoni e incontri.
Qui le altre parti del nostro Live Report:
- [LINK Giorno 1]: I cancelli di Copenhell
- [LINK Giorno 3]: Il giorno più lungo del metal in DK
- [LINK Giorno 4]: Letargia e gran finale
Giorno 2 – Schiaffi (di metal) alternativi
DeathByRomy
La 24enne di Los Angeles arriva sul palco con uno show pianificato nei dettagli, in vero stile americano.
Sa dove stare e quando, propone coreografie ben studiate insieme alle chitarriste, rock fino al midollo. Piace, intrattiene e diverte. Lo spirito rock c’è tutto, e ben convive con l’approccio pop alla musica e scenografia, tante pose per le foto sul vostro social network. Romy Flores non ha ancora un repertorio molto vasto tra cui scegliere, ma grazie alla buona presenza e arguti accorgimenti infonde di Goth e Dark anche in tracce più affini a Trap e R&B.
Un bel gig per fare pratica con la macchina fotografica e reel su instagram.

Mr. Bungle
L’headliner “non-ufficiale” arriva poco prima delle tre di pomeriggio. I Mr. Bungle di Mike Patton sono il simbolo del secondo giorno di Copenhell, gloriosamente metal, ma allo stesso tempo innovativi, imprevedibili e anarchici. Con l’eclettico Mike al microfono e synth salgono sul palco Scott Ian (Anthrax, SOD), Dave Lombardo (ex- Slayer, Testament) e Trey Spruance (ex- Faith No More).
I Mr. Bungle ci hanno sottoposto ad una terapia d’urto: Speak Danish or Die (SOD) si infila nella cucaracha, Hell Awaits (Slayer) si deriva negli Spandau Ballet e finisce con “You Lose” (7 seconds). Si chiude con “All by Myself” (Eric Carmen) trasformata nel sincero consiglio “Go Fuck Yourself”, ne faremo tesoro durante i Tool.
Non ci avete capito nulla? Esattamente, noi neppure. Si stava al concerto imbambolati con un sorriso stampato in faccia, indecisi se abbracciarsi, pogare o ballare. Scott Ian se l’è risa dall’inizio alla fine nel vedere le nostre espressioni spaesate sotto i colpi della sua chitarra.
Inutile tentare di razionalizzare cosa sia stato: come una strana allucinazione ci è successo, l’abbiamo vissuto, lo abbiamo anche goduto.

Cradle of Filth
Prima di finire in terapia cerco un angolino caldo e beato per rinsavire.
Sotto il palco dei Cradle of Filth trovo Gaia e Davide anche loro intenti a recuperare la loro sanità mentale. Non c’è rimasto quasi nulla da dire sui Cradle of Filth, ci danno esattamente quello che vogliamo con la bravura che ci aspettiamo. Finalmente a nostro agio in una culla di cuoio nero coperta di bambagia insanguinata e spine metalliche ci facciamo cullare dalle acute grida del gigante Danny.
Siamo a casa.


Cradle of Filth. credits: Gaia Micatovich
Limp Bizkit
I Limp Bizkit sono la festa dei millennial.
Arriva una telefonata: i vostri vecchi amici sono ad una festa come se ne vede dal capodanno del 1999. Mollate il cane e la viletta nei sobborghi, rispolverate i vestiti vintage e guidate la vostra Polo fino alla villetta presa d’assalto. Vi dà il benvenuto una folla fin fuori in strada che beve, grida e lancia carta igienica. Ad alto volume l’amico DJ gioca ancora a mettere le stesse canzoni di 25 anni prima.
Passa Wes Borland in Mercedes, strombazza per disperdere la folla e parcheggia sul vialetto. Si aggiusta la giacca, estrae da una scatola foderata di velluto un copricapo dorato con rosari pendenti e va farsi ammirare. Sofisticato e ben curato si distingue tra i festanti.

Si sente un botto, Fred arriva in Lancia Delta e cozza la macchina di Wes nel vialetto. Mette il giubbotto catarifrangente, esce, guarda il bozzo e decide che non gliene frega nulla. Trascina Wes alla chitarra, prende il microfono e lo abusa. Qualche luce colorata, niente stupidaggini, microfono, strumenti e musica.

Ormai Fred ha raggiunto lo “Zero Fuck”, canta spudorato solo per incendiare la festa. La folla salta e poga, ondate di persone prese da una scarica di adrenalina fanno un mare in tempesta davanti allo stage. Siete metallari? Pigliatevi “Walk” dei Pantera e scatenate il pogo selvaggio! Fred sa di potersi permettere la sfacciataggine. “Behind Blue Eyes” viene messa in scaletta con “Careless Whisper”, parte anche una strana cover di “Come as You Are” su cui lo stesso Fred commenta: “questa è meglio dell’originale”. “Breaking Stuff” in finale è un delirio, forse non la devastazione del capodanno 1999, ma più di qualche vaso si è rotto.

Non mi importa commentare la musica dei Limp Bizkit, questo concerto è stato un evento per i millennial bisognosi di un vero party. I Limp Bizkit giocano secondo le loro regole, senza vergogna hanno dato al pubblico quello che il pubblico voleva da loro.
HMW Special: Kink al sexy shop di Peech con RedLily
Peech apre le porte del suo sexy shop a Copenhell 2024, la peculiarità di questo negozio è la creatività.
Nel container arrugginito risaltano i colori e dal soffitto pendono catene con falli alieni e tentacolari, kink e feticismo ben selezionato per l’audience metal. Parliamo di questo negozio per un motivo ben particolare, il team di ragazze di Peech ha organizzato workshops durante il festival in collaborazione con la nostra Beatrice RedLily (redlily.dk), intimacy coach e insegnante di Shibari & Kink.
Si inizia oggi, giorno 2 con lo Shibari che attrae un discreto numero di persone, ma il maggior successo è stato lo spanking che sembra risuonare particolarmente bene con i metallari locali. Dopo una dimostrazione pratica della pagaia, frustino e flagello si lasciano giocare i metallari sotto supervisione.
L’entusiasmo è tanto, e si sente anche sonoramente; ben presto maestra Beatrice deve togliere i giochi ai bambini e mandare tutti al pogo a continuare l’impact play allo stile metallaro. Altri spunti utili da aggiungere per i Tool.



Qui le altre parti del nostro Live Report:
- [LINK Giorno 1]: I cancelli di Copenhell
- [LINK Giorno 3]: Il giorno più lungo del metal in DK
- [LINK Giorno 4]: Letargia e gran finale