Copenhell 2024 – Giorno 4 – Letargia e Gran Finale


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Sveglio presto alla mattina dopo una giornata lunghissima culminata in piena notte con i John Cxonnor. Allenamento speciale di Krav Maga, dopo un ora e mezzo di pugni e calci, raccolgo i pezzi e mi trascino al Refshaløen in condizioni psicofisiche precarie. Lascio la macchina fotografica a casa, tanto ho la vitalità di Re Théoden di Rohan coadiuvato da Gríma Wormtongue.

Vado, ma lo faccio per voi, io sarei rimasto a casa a leggere Paul-Michel Foucault mentre ascolto Daniela Pes, ma vado.

Giorno 4 – Letargia e gran finale

Mi perdo le esibizioni di Night Verses e Mimi Barks, cercando di compensare con alcol e caffeina per ottenere stimolazione e analgesia.

Accept

Incontro in una vicina sala prove Søren degli Archangel, sta provando per un nuovo progetto. Beviamo una birra insieme ed entriamo a Copenhell per gli Accept; sulla via mi consiglia il suo toccasana per la spossatezza. Granita al whisky con tanto whisky. Non ho nulla da perdere e come ragazzini alla prima sbronza andiamo prenderci la nostra granita con tanto whisky.

Bravi gli Accept, A metà concerto e bicchiere vuoto inizio a rinsavire e mi accorgo che in effetti sono molto bravi. Ingegneria meccanica tedesca di precisione prestata alla musica estrema.

Questa recensione va così.

Red Warszawa

Trovo Davide in un Biergarten gremito, Happy Hours con i Red Warszawa, i guasconi del metal danese sono a casa loro nella bolgia spumosa della birreria. Brindisi e canti senza sosta, entrare al Biergarten vuol dire rischiare la sbronza. Con i Red Warszawa l’ebbrezza è inevitabile.

Esco prima di perdere il controllo delle gambe. Assopito, in temporaneo black-out.

Body count

Ritorno attivo e energetico sono le 18.30. Arrivano i Body Count di ICE-T & Ernie C, la band più attesa della giornata.

ICE-T entra sul palco a muso duro, “Body Count in the House” e poi subito una cover assassina di Raining Blood/ Postmortem degli Slayer. Siamo nel mosh-pit e si fa sul serio. Si mischiano nuove e vecchie canzoni, la nuova e poco conosciuta “The Purge” accende il pubblico, é già un headbanger.

L’ingrediente segreto è il personaggio di ICE-T, 33 anni per gamba e un muso che farebbe scansare con una sola occhiata anche il calloso Fred Durst visto due giorni prima. Sul palco senza ritegno, comanda lui: tu lì davanti col cellulare metti via e va nel mosh-pit, voi dietro alzate il culo e venite avanti. Mike Patton si è dovuto far tatuare “Dick Power” sul braccio, ICE-T è la naturale espressione del Dick Power. Anacronistico e inopportuno, come la Los Angeles suburbana degli anni ’90 in cui la band affonda le radici, fin troppo genuino.

ICE-T con i Body Count. credits: Gaia Micatovich

La voce è affaticata, ma lui se ne frega e continua a rappare, cantare e farci pogare; quando la voce diventa ben rasposa parte con un medley degli Exploited. Punk nelle ossa.

La musica rallenta, ICE-T prende il microfono per un’invettiva contro il bullismo: lo sapevo io! Come Phil Anselmo con i Pantera, ora apre la sua anima gentile e delicata! Entra sullo stage la piccola figlia Chanel Nicole, una tenera e adorabile bambina: ma lo vedi che anche lui è un tenerone!

ICE-T: “Talk Shit!”

Chanel Nicole: “Get Shot!” -Facendo la pistola con la piccola manina-

“Talk Shit, Get Shot” non è una ballata, il pogo riprende aizzato da una bambina di 8 anni che ci spara “Get Shot” mentre gioca con i componenti della band.

 

Non si frena, “Cop Killer” chiude la setlist prima dell’encore, per cui il carismatico frontman non si sbatte neppure ad uscire dal palco.

Si chiude senza nessuna smanceria, siamo contenti così abbiamo avuto molto di più di quanto ci saremmo aspettati, Ernie-C non spreca una nota, rockstar.

Body Count Ernie C. credits: Gaia Micatovich

 

Tool

Ci aspettano i Tool, ma molti del nostro team preferiscono terminare il festival con il testosteronico show dei Body Count.

Inutile dargli torto, 2 ore di Tool dopo 4 giorni di festival metal sono eccitanti come un volo transoceanico nel sedile centrale della Economy Class. All’ultimo loro concerto noi siamo resisti mezz’ora prima di andare a casa in preda alla noia. Per essere chiaro, mi piace molto la musica dei Tool. Le loro performance dal vivo sono impeccabilmente perfette, eseguite con una purezza immacolata. Questo concerto non ha fatto eccezione ed è stato tecnicamente perfetto. Tuttavia, personalmente, non è ciò che riesco a godermi facilmente nel contesto di un festival all’aperto.

Conscio della sfida e motivato a resistere a Keenan Maynard fino all’ultima nota, ho preparato un piano di resilienza ad oltranza, ispirato dagli eventi dei giorni precedenti. Lara mi supporta e fa da testimone alla mia impresa.

Decolliamo con “Jambi”, le prime ore di volo passano bene con birra e noccioline. A metà di Fear Inoculum si inizia a sentire la fatica. Scatta il piano in fasi.

 

Tool, inizia la sfida. credits: copenhell.dk

Fase 1: Letargia controllata

Chiudo gli occhi e vibro con il suono delle casse, Il vento sulla pelle, focalizzo su sensazioni tattili e uditive. Tento di alienarmi e diventare tutt’uno con il pubblico e la natura. Funziona per 30 minuti. Poi torno in me e la noia mi attanaglia. Mezzo successo.

Fase 2: Il Quirk

Tento di ingannare il mio corpo a rilasciare la tanta necessaria Dopamina, salto in stile 2-tone ska punk. Faccio solo la figura del deficiente e ottengo disapporvazione, la dopamina non arriva. Fallimento ridicolo.

Fase 3: La ricerca del conforto maternale nel calore umano

Cerco il calore pelle contro pelle con il pubblico circostante, rimedio occhiatacce. Fallimento inopportuno.

Fase 4: Letargia con deprivazione dei sensi

Abbraccio l’atarassia e anelo il Nirvana. Tra la folla mi accascio in posizione fetale sul cemento bagnato. Ma su questo volo viaggio stretto tra un uomo che russa e una bambina inconsolabile. Vengo continuamente svegliato da gente che mi chiede se sto bene. Fallimento totale. Il nirvana non è un privilegio previsto al concerto dei Tool.

Fase 5: Pornografia Aliena

Lara vede la mia sofferenza e mi viene in aiuto: guarda quegli effetti visivi sembrano una vulva aliena! Ed ora un pene xenomorph! Certo! come ho fatto a non pensarci! tiro fuori gli appunti presi a Peech. Come un adolescente annoiato durante le lezioni, mi tengo desto con le più zozze fantasie, convoglio i miei pensieri verso un kink tentacolare alieno.

Passo in rassegna il repertorio, funziona, ma sul volo RyanAir stridenti annunci sonori si intromettono nel mio flow. La musica dei Tool non mi è di supporto. Resisto per venti minuti, potenziale successo.

 

Kit di sopravvivenza al concerto dei Tool – ispirazione dalla tenda di Peech.

 

Fase 6: Pelle e Feticismo

Gioco la mia ultima carta unendo le strategie di maggior successo. Chiudo gli occhi, mi connetto con la fresca brezza notturna e intensifico l’esperienza con kink alieno. Trasformo il chiodo nel mio feticcio sensoriale. La pelle liscia e ben ingrassata di recente e profumata, passando per il freddo metallo delle cerniere e brevi incursioni sulla pelle viva. Finalmente il flow ritorna e dona alla estraniazione Zen la necessaria dose di dopamina. Estraniato dalla folla mi immergo nel groove e il tempo ricomincia a scorrere veloce. La consolazione del cuoio funziona e l’adrenalina è stabile, vigile ed etereo.

Kit di sopravvivenza al concerto dei Tool – essenziale.

Le note di Ænima e Stinkfist sono la luce in fondo al tunnel, apro gli occhi e rinvigorito mi godo le ultime due tracce con un giustificato headbanging.

È finita, ho vinto, sono arrivato alla fine del concerto dei Tool.

 

Sort Sol

Siamo al gruppo di chiusura di Copenhell 2024, il leggendario gruppo danese Sort Sol. La band formata nel 1977 con il nome di SODS è stata uno dei precursori del Punk danese, e successivamente negli anni ’80 è stata una band chiave nello sviluppo delle correnti post-punk.

Come mi disse il mio mentore del punk locale Lasse: “Darei un braccio per essere a quel concerto, e tu non devi mancare”. Sort Sol (sole nero) è un’espressione danese per indicare uno stormo di uccelli che oscura il sole, è notte fonda, le note lente e pensati del loro rock-blues sonano cupe.  Concerto oscuro e profondo alla Johnny Cash, la traccia “Copenhagen” trasforma per qualche minuto il Refshaløen in un far-west danese, disperato e duro.

C’è tempo anche per il loro post-punk vecchio stile, ma la mia conclusione di questo sperimentale Copenhell 2024 è un blues che completa una varietà di suoni e stili di questo festival.

Sort Sol, credits: Graham Klusener

 

Sort Sol, credits: copenhell.dk

 

HMW Speciale: Il nostro riassunto in 13 minuti

Vi abbiamo portato la musica di Copenhell 2024, ma un festival è anche stare insieme con gli amici, questo montaggio finale è la nostra dedica agli scappati di casa di HMW in Danimarca.

 

La Galleria fotografica di Gaia

Dedichiamo la galleria fotografica di Gaia Micatovich alla famiglia di Copenhell 2024, perchè siete voi rendere il festival grande!

Credits: Gaia Micatovich
Credits: Gaia Micatovich
Credits: Gaia Micatovich
Credits: Gaia Micatovich
Credits: Gaia Micatovich
Credits: Gaia Micatovich
Credits: Gaia Micatovich
Credits: Gaia Micatovich
Credits: Gaia Micatovich
Credits: Gaia Micatovich
Credits: Gaia Micatovich
Credits: Gaia Micatovich
Credits: Gaia Micatovich
Credits: Gaia Micatovich
The Hives Credits: Gaia Micatovich
Credits: Gaia Micatovich
Credits: Gaia Micatovich
Credits: Gaia Micatovich
Credits: Gaia Micatovich
Credits: Gaia Micatovich
Credits: Gaia Micatovich
Body Count – Credits: Gaia Micatovich

 

LINKS

Ringraziamenti

Un ringraziamento speciale ai nostri ospiti:

Andreas (Plagumeace)

Ditte (Vulvatorius)

Sofia (Ethereal Kingdoms)

Kristian (Idaslet)

Søren (Archangel)

RedLily

 

Ed allo staff & amici degli scappati di casa di HMW:

Davide, Gaia, Stefano, ZèTò, Elisa, Paola

Grazie al Direttore Poco Mafioso e Copenhell per permetterci di partecipare a questo evento, ed a Ivan & Cody per l’aiuto con lo sviluppo delle bozze.

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